Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, novembre 17, 2009

UNA DEMOCRAZIA IMBRIGLIATA

di Giacomo Stucchi

L’intreccio tra gli impegni internazionali di questi giorni di Silvio Berlusconi, vertice Fao e incontri bilaterali con alcuni capi di Stato, e le sue vicende giudiziarie, in primis il processo in corso a Milano, al quale sono intervenuti i suoi legali per indicare le date in cui il premier è disponibile a recarsi in tribunale, poiché libero da impedimenti istituzionali, mi ricordano molto il 1994. Anche allora infatti, nel corso del G8 a Napoli, fu “prontamente” recapitato al presidente del Consiglio un avviso di garanzia mentre presiedeva il summit internazionale. All’indomani dell’insediamento della legislatura in corso speravamo, una volta per tutte, di aver voltato pagina e invece, oggi come quindici anni fa, siamo sempre nelle medesima situazione, con il Cavaliere imbrigliato nella rete giudiziaria. Quanto tutto ciò dipenda dal caso o dall’esistenza di una manovra politico-giudiziaria contro il premier (come ancora oggi afferma in una nota il portavoce del Popolo della Libertà, Daniele Capezzone) non abbiamo gli elementi per stabilirlo con certezza. Ma è un fatto che gli anni sembrano essere trascorsi invano senza aver insegnato niente. I processi che vedono coinvolto il presidente del Consiglio, così come le rivelazioni (più o meno penalmente rivelanti) che lo riguardano, sbarrano inevitabilmente la strada al suo governo con la conseguenza, tra l’altro, di impedire che le riforme vadano avanti in questo Paese. Nessuno qui vuole affermare che una persona, per il solo fatto di essere capo del Governo, può porsi al di sopra della legge, ma il fatto è che tutte le volte che comincia una nuova stagione che promette profondi cambiamenti politici e istituzionali, c’è sempre qualche nuova rivelazione di un pentito loquace a impedirlo! A questo punto sorge il sospetto che più di un potere forte voglia che le cose non cambino mai e, in particolare, che le decisioni continuino ad essere prese a livello centrale e che sia sempre Roma ladrona a determinare la facoltà di spesa pubblica. Il punto è questo e non altro! Non dovrebbe esistere infatti nessun processo, né inchiesta giudiziaria, che possa di fatto prevalere sulla volontà popolare che si è espressa per ben due volte in ventiquattro mesi, alle Politiche del 2008 e alle Europee di quest'anno, a favore del centrodestra e quindi del suo programma di riforme. Sarà un caso ma tutte le volte che si è vicini al punto di svolta, come potrebbe essere in questa legislatura l’applicazione del federalismo fiscale, c’è sempre qualcosa ad impedirlo. La Corte Costituzionale, bocciando il Lodo Alfano, avrà forse sancito un diritto costituzionale, ovvero che siamo tutti uguali dinanzi alla legge, ma potrebbe però impedire che se ne eserciti un altro, ovvero che in democrazia chi vince le elezioni governa e porta avanti il programma elettorale approvato dai cittadini.