Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, novembre 10, 2009

POLITICA E GIUSTIZIA, BASTA COI VELENI

di Giacomo Stucchi

Ho sentito anch’io l’editoriale del direttore del Tg1 Augusto Minzolini sulla giustizia e, per quanto mi riguarda, vale anche per lui quanto scritto nel mio ultimo intervento su La Padania: la politica non la dettano gli organi di informazione ma le istituzioni a ciò preposte, ovvero Governo e Parlamento. Ciò premesso sfido chiunque a smentire le cose dette da Minzolini. A cominciare da quelle che riguardano il pm di Palermo Antonio Ingroia che, dopo essersi accorto di aver un po’ “tracimato” nelle sue esternazioni di qualche giorno fa, si è affrettato a precisare di non aver “fatto alcuna critica nei confronti del governo”, aggiungendo anche che alcune sue frasi “sono state estrapolate dal contesto e ad esse è stato attribuito un significato diverso” e chiarendo che comunque non ha “né obiettivi, né programmi politici tanto meno di ribaltare posizioni o attuali assetti politici e istituzionali”. Un sospetto, quello del complotto politico, che il pm ha voluto fugare, sgombrando il campo da qualsiasi equivoco, e bollandolo come “l'accusa più grave che si possa fare a un magistrato”. Dal suo punto di vista è di certo così. Nel senso che attribuire all'operato di un magistrato un significato che non sia quello della ricerca della giustizia e della verità, è certamente un’accusa infamante. Ma il punto è che se Ingroia ha sentito la necessità di fare le suddette precisazioni, forse è anche perché ad essere rimasti un po’ sorpresi dalle sue parole sono stati un po’ tutti. In un sistema “normale”, dove i poteri istituzionali si equilibrano al fine di garantire la democrazia come bene supremo, probabilmente certe prese di posizione non servirebbero, ma la storia degli ultimi anni insegna che questo non vale nel nostro Paese. Dove troppi sospetti, troppe trame, troppi sotterfugi, hanno caratterizzato i rapporti tra le istituzioni della Repubblica, specie quelli tra mondo politico e potere giudiziario, minando alla base la possibilità di una leale e proficua collaborazione nell’interesse di tutti i cittadini. Né serve a migliorare le cose il veleno che proprio un ex magistrato, ormai dedicatosi alla politica, non perde occasione per spargere a piene mani. Ci riferiamo ad Antonio Di Pietro che, commentando la proposta del presidente della Camera, Gianfranco Fini, di un disegno di legge di iniziativa parlamentare, per processi brevi, ha subito sentenziato:”E' un atto criminale che solo questo Parlamento può pensare di emanare”. Per la verità, più che il provvedimento in sé, a noi pare più criminale il fatto che un cittadino non abbia la certezza di una giustizia in tempi “umani”. Inoltre l’aut aut di Di Pietro, posto peraltro ancor prima che il provvedimento arrivi in aula, suona un po’ come una larvata minaccia ai parlamentari che, secondo lui, non dovrebbero pensarci neppure a mettere mano ad una riforma della giustizia!