Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, ottobre 30, 2007

Cronaca di una crisi annunciata

di Giacomo Stucchi

L’ora “X” sta per scoccare. La ripresa dei lavori parlamentari sulla Finanziaria al Senato (ovvero in quell’aula dove ogni votazione è diventata uno scontro al calor bianco), potrebbe segnare uno spartiacque in questa tormentata legislatura. Il Presidente del Consiglio spera che la paura di andare al voto, da parte di molte componenti dell’Unione, costituisca ancora una volta il miglior deterrente contro il disfacimento della maggioranza, mentre la Lega Nord e tutta la Cdl auspicano di essere davvero alla vigilia della resa dei conti tra le diverse anime della maggioranza che, accortesi di non poter più andare avanti, preferirebbero, a questo punto, sciogliere le fila e andare ognuno per la propria strada. L’attaccamento alle poltrone, così come la consapevolezza di doverle quasi certamente lasciare, in caso di consultazioni elettorali anticipate, sino ad oggi ha fatto si che le minacce di crisi, soprattutto da parte di Mastella e Di Pietro, rientrassero puntualmente tutte le volte che il “gioco si fa duro”. L’impressione è che, tra i due ministri, i “conti” non siano ancora stati regolati, ma (dal loro punto di vista) potrebbero esserci ancora modi e tempi di farlo in futuro, senza dover necessariamente mandare a casa Prodi. Anzi, è ormai chiaro che il ruolo di Don Chisciotte, che il ministro delle Infrastrutture si è ritagliato all’interno del centrosinistra, gli consente di avere più consensi, in termini elettorali, di quanti non ne avrebbe con un appoggio chiaro e senza equivoci al Professore. Ecco perché è improbabile, nell’immediato futuro, un cambiamento di strategia da parte dell’ex magistrato. Il discorso è invece molto diverso per quella pattuglia di senatori che fa capo a Lamberto Dini. Questi hanno mandato innumerevoli segnali alla maggioranza, e non certo di fedeltà. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato l’aver disertato, lo scorso fine settimana, il vertice dell’Unione al Senato, nel quale i gruppi parlamentari del centrosinistra avrebbero dovuto adottare strategie per arginare, o almeno contenere, la cosiddetta “spallata” al Governo che, per la verità, è stata sin troppo annunciata. Questo atteggiamento o prelude al distacco definitivo dalla maggioranza di Dini e dei suoi amici, che potrebbe avvenire proprio in occasione di una delle votazioni sulla Finanziaria a Palazzo Madama, il che significherebbe la fine del governo Prodi, e fors’anche della legislatura, oppure si tratta di un espediente per alzare la posta su qualche richiesta, della quale naturalmente non ci è dato sapere i particolari. In quest’ultimo caso Prodi potrebbe restare ancora “a galla” con tutte le disastrose conseguenze che questo comporterebbe. Se, viceversa, Dini facesse sul serio, il Governo potrebbe davvero essere battuto al Senato e ciò aprirebbe inevitabilmente la strada alla crisi. Certo, a quel punto la battaglia non sarebbe ancora vinta, perché, prima di poter dare la parola agli elettori, bisognerebbe vincere tutte quelle resistenze al voto anticipato che attualmente esistono, ma anche esaurire tutte le prassi costituzionali che precedono lo scioglimento anticipato delle Camere. Tuttavia è probabile che caduto Prodi la strada per le elezioni diventi tutta in discesa. Un’ipotesi che potrebbe, come si fa notare da più parti, non dispiacere al neo segretario del Partito Democratico. Si dice, infatti, che Veltroni sia convinto di potere recuperare in campagna elettorale l’ampio margine che attualmente lo separa dal leader dell’opposizione Berlusconi. Vera o falsa che sia questa supposizione, il fatto certo è che il ritorno alle urne sarebbe l’unica strada per riportare la politica e le istituzioni nell’alveo della democrazia. La stragrande maggioranza dei cittadini vuole andare a votare e tutti i sondaggi lo confermano. Ecco perché, dinanzi a questa richiesta, che diventa sempre più un plebiscito, alla fine è possibile che qualcuno a breve “stacchi la spina”.