Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, maggio 09, 2017

UN RITORNO PER NIENTE RASSICURANTE



Alcuni hanno messo in comune Matteo Renzi con  Emmanuel Macron, ma il raffronto è davvero improprio. In primo luogo perché quei partiti di casa nostra che festeggiano per l'elezione di Macron fanno finta di dimenticare che  le forze politiche a loro corrispondenti  sono state pesantemente punite dagli elettori francesi non arrivando nemmeno al ballottaggio,   e poi perché Renzi, a differenza del neo presidente francese, ha già governato per un lungo periodo e l’elenco dei suoi fallimenti è abbastanza lungo. 

Dalla buona scuola, che ha lasciato scontenti tutti (docenti, studenti, famiglie e precari), agli 80 euro, che oltre a non essere serviti per rilanciare i consumi sono stati anche restituiti del tutto o in parte dai contribuenti con un reddito che si discostava dalle soglie stabilite; dalla riforma della Pa, cassata dalla Consulta, all’Italicum, anch’esso ritenuto in parte incostituzionale, e alla  sonora bocciatura della riforma costituzionale con il referendum del 4 dicembre, la collezione dei fiaschi renziani al governo è davvero corposa.  Per cui il fatto che l’ex premier sia tornato alla guida del Pd non è per niente rassicurante.

Come non lo è del resto il suo puerile tentativo di addossare alla vittoria del No al referendum  la responsabilità di aver portato il  Paese nella “palude”. Se oggi esiste  una disomogeneità  delle leggi elettorali di Camera e Senato è solo perché più di tre anni addietro un signore venuto da Firenze, dopo avere  defenestrato da Palazzo Chigi un suo compagno di partito, ha impegnato per tre anni il Parlamento con riforme sconclusionate; e facendo valere  la forza dei numeri della sua raccogliticcia maggioranza tenuta insieme solo dall’attaccamento alle poltrone. Troppo comodo adesso addossare ad altri le proprie responsabilità.  
 
Matteo Renzi, inoltre, dice di non voler fare “il capro espiatorio” sulla legge elettorale, ma intanto le proposte nel suo partito si moltiplicano e adesso spunta pure l’ipotesi di un accordo con il M5S. Dice poi di voler sostenere il governo Gentiloni, ma poi lo mette sotto tutela annunciando la costituzione di una cabina di regia per coordinare i provvedimenti e dettare l’agenda a Palazzo Chigi (cosa che peraltro ha fatto anche nei mesi in cui ufficialmente avrebbe dovuto essere un normale cittadino).  La verità è che il Pd e il suo segretario continuano a condizionare negativamente  la vita politica del Paese, guardandosi bene dall’abbandonare la stanza dei bottoni.