PD E GOVERNO LITIGANO SULLA PELLE DEI CITTADINI
di Giacomo Stucchi
Il cuneo fiscale (ovvero la somma delle imposte che gravano sul costo del
lavoro, sia per quanto riguarda i datori di lavoro sia per i dipendenti e gli
autonomi) è in Italia di "ben 10 punti" superiore a quello che si registra
mediamente nel resto d'Europa: il 49% viene infatti prelevato "a titolo di
contributi e di imposte". E’ quanto riferisce la Corte dei Conti nel Rapporto
2017 sulla finanza pubblica. Basterebbe questo dato per mettere a tacere tutti
coloro che nel Pd, in particolare tra i renziani, sostengono che con il
governo Renzi le cose sono cambiate.
Eppure, dalle parti del Nazareno e di Palazzo Chigi, non sembrano essere
questi i problemi in cima ai pensieri di ministri, dirigenti di partito e
parlamentari. Per costoro le vicende congressuali del partito contano di più
dei tanti problemi del Paese e di un governo (voluto dal Pd solo poco più di
tre mesi fa!) che dovrebbe assolvere ad alcuni importanti adempimenti: dalla
correzione dei conti pubblici chiesta dall’Ue all’approvazione del Def e della
legge di Bilancio. Sui contenuti di questi provvedimenti, però, regna una
totale incertezza.
La confusione deriva anche dallo scontro tra l’ex premier Matteo
Renzi e il ministro Pier Carlo Padoan. Il primo, già
preoccupato da sondaggi poco rassicuranti che vedono il Pd arrancare nelle
scelte degli elettori, teme che le misure lacrime e sangue annunciate dal
Tesoro possano mettere una pietra tombale alle sue aspirazioni di tornare a
Palazzo Chigi; il secondo, invece, impegnato a mettere una pezza agli squilibri
sui conti pubblici provocati dalla politica renziana dei bonus, paventa
l’avvio di una procedura di infrazione se non saranno soddisfatte le richieste
di correzione fatte da Bruxelles.
I cittadini temono, giustamente, le conseguenze dell’una e dell’altra scelta
politica. Tra le misure già annunciate che preoccupano di più ci sono il taglio
alle deduzioni e detrazioni fiscali e la riforma del catasto. In entrambi i
casi si tratta di provvedimenti che inciderebbero in maniera sostanziale sui
bilanci familiari, già messi a dura prova dalla crisi economica degli ultimi
anni e dall’inerzia di governi a guida Pd, più inclini a salvare le banche che
non ad aiutare i più deboli.
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