Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, ottobre 04, 2016

DIETROFRONT SULL'ITALICUM E CONTI PUBBLICI SBALLATI

di Giacomo Stucchi
Se per settimane Renzi ha detto in tutte le occasioni possibili, ultima delle quali nel corso del dibattito televisivo con l’ex presidente della Consulta Gustavo Zagrebelsky, di essere disposto a modificare l’Italicum, guardandosi bene però dal muovere in tal senso passi concreti, adesso si è rimangiato tutto. Annunciando che “non ci sarà una proposta del Pd per cambiarlo” perchè “decide il Parlamento" il premier chiude la porta a chi nel suo partito, e non solo, pensa di “barattare” il Sì al referendum con una modifica della legge elettorale. A decidere in Parlamento, infatti, è il Pd e a dettare legge nel Pd è Renzi. Quindi il rischio che il partito vincente alle elezioni politiche possa poi fare, grazie al premio di maggioranza previsto nell’Italicum e al combinato disposto con la riforma costituzionale, il bello e il cattivo tempo sugli organi di garanzia del nostro sistema istituzionale, dal presidente della Repubblica alla Consulta, rimane più che fondato; e costituisce una ragione più che valida per portare dalla parte del No chi è ancora incerto su come votare al referendum sulle riforme. Il 4 dicembre, però, sarà anche l’occasione per dare il ben servito a un governo che continua a prendere in giro i cittadini, come appare evidente anche dalle autorevoli critiche al Def emerse già nelle prime audizioni iniziate davanti alle commissioni riunite di Bilancio di Camera e Senato. Il ministro dell’Economia Padoan ha risposto ai giudizi negativi di Bankitalia, Corte dei Conti e Ufficio Parlamentare di Bilancio, sostenendo che “la ripresa è più lenta di quanto desideriamo" e che “le previsioni sul Pil non sono una scommessa, ma il frutto della legge di Bilancio”. Ma le parole del vicedirettore generale di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, che ha definito le previsioni di crescita del governo per il 2017 (che fissano un Pil programmatico al +1% nel 2017 contro un +0,6% di Pil tendenziale) "troppe ottimiste", e la bocciatura da parte dell’Ubp del quadro programmatico definito - per come si può configurare allo stato attuale, in attesa della Legge di Bilancio dei prossimi giorni - dalla Nota di aggiornamento del Def, non lasciano dubbi sull’incapacità del governo.