DIETROFRONT SULL'ITALICUM E CONTI PUBBLICI SBALLATI
di Giacomo Stucchi
Se per settimane Renzi ha detto in tutte le occasioni possibili, ultima delle
quali nel corso del dibattito televisivo con l’ex presidente della Consulta
Gustavo Zagrebelsky, di essere disposto a modificare l’Italicum, guardandosi
bene però dal muovere in tal senso passi concreti, adesso si è rimangiato tutto.
Annunciando che “non ci sarà una proposta del Pd per cambiarlo” perchè “decide
il Parlamento" il premier chiude la porta a chi nel suo partito, e non solo,
pensa di “barattare” il Sì al referendum con una modifica della legge
elettorale. A decidere in Parlamento, infatti, è il Pd e a dettare legge nel
Pd è Renzi. Quindi il rischio che il partito vincente alle elezioni politiche
possa poi fare, grazie al premio di maggioranza previsto nell’Italicum e al
combinato disposto con la riforma costituzionale, il bello e il cattivo tempo
sugli organi di garanzia del nostro sistema istituzionale, dal presidente della
Repubblica alla Consulta, rimane più che fondato; e costituisce una ragione più
che valida per portare dalla parte del No chi è ancora incerto su come votare al
referendum sulle riforme. Il 4 dicembre, però, sarà anche l’occasione per dare
il ben servito a un governo che continua a prendere in giro i cittadini, come
appare evidente anche dalle autorevoli critiche al Def emerse già nelle prime
audizioni iniziate davanti alle commissioni riunite di Bilancio di Camera e
Senato. Il ministro dell’Economia Padoan ha risposto ai giudizi negativi di
Bankitalia, Corte dei Conti e Ufficio Parlamentare di Bilancio, sostenendo che
“la ripresa è più lenta di quanto desideriamo" e che “le previsioni sul Pil non
sono una scommessa, ma il frutto della legge di Bilancio”. Ma le parole del
vicedirettore generale di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, che ha definito
le previsioni di crescita del governo per il 2017 (che fissano un Pil
programmatico al +1% nel 2017 contro un +0,6% di Pil tendenziale) "troppe
ottimiste", e la bocciatura da parte dell’Ubp del quadro programmatico
definito - per come si può configurare allo stato attuale, in attesa della Legge
di Bilancio dei prossimi giorni - dalla Nota di aggiornamento del Def, non
lasciano dubbi sull’incapacità del governo.
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