IL RINVIO DEL VOTO REFERENDARIO ALLUNGA LA VITA AL GOVERNO MA NON LO SALVERA' DAL GIUDIZIO ELETTORALE
di Giacomo Stucchi
A smentire le parole del premier, che si dice sicuro di vincere il
referendum, basterebbe il balletto sulla data della consultazione rinviata di
giorno in giorno. Tanta incertezza, infatti, dimostra tutta la preoccupazione di
Palazzo Chigi per le conseguenze che una possibile sconfitta potrebbe avere sul
futuro politico del governo e del presidente del Consiglio. Renzi può dire ciò
che vuole ma se lui fosse davvero sicuro di vincere il referendum porterebbe i
cittadini alle urne il più presto possibile e personificherebbe al massimo il
dibattito sulla riforma, così come del resto aveva iniziato a fare qualche mese
fa. Nel frattempo, però, è successo che il presidente-segretario del Pd ha perso
le elezioni amministrative e per questo è assediato dai suoi alleati di governo
ma anche dai tanti nemici all’interno del suo stesso partito. Ecco perché oggi
Renzi ha tutto l’interesse a non personalizzare più di tanto la battaglia
referendaria ma, anzi, a smorzare il più possibile i toni del dibattito; e a
rinviare la data del voto per avere più tempo per la campagna elettorale. Le
indiscrezioni parlano della fine di novembre ma, al di là dei tecnicismi
legislativi e istituzionali che incidono sulla scelta della data, è certo che il
margine di discrezionalità che il governo ha nel decidere il giorno del voto
referendario sarà usato in base ai desiderata del premier. Se da un lato, però,
questo modus operandi non sorprende, basti pensare che sin dall’inizio il
processo di revisione costituzionale voluto da Renzi non ha avuto un confronto
reale con tutte le forze politiche presenti in Parlamento ma si è
contraddistinto per i suoi diktat, dall’altro lato preoccupa perché questo
tergiversare sulla data appare più dettato dal tentativo di condizionare
l’esito del voto che non da altre motivazioni. I “condizionamenti”, peraltro,
potrebbero essere diversi. In primis quello di adottare delle misure popolari
nella legge di Stabilità, che potrebbe essere approvata in un ramo del
Parlamento prima di celebrare il referendum. Si tratterebbe, per intenderci, di
incentivi come il bonus di ottanta euro in busta paga a una platea di
contribuenti; che di certo contribuì a portare il Pd al 40 per cento alle ultime
elezioni europee. Ma sui conti pubblici la coperta è sempre più corta e il
governo Renzi ha di certo peggiorato la situazione. Ecco perchè questa volta i
soliti giochetti non riusciranno a salvare elettoralmente il premier e siamo
certi che l’esito del voto referendario spazzerà via sia il pasticcio
legislativo della riforma Renzi-Boschi sia questo governo incapace di risolvere
i problemi del Paese.
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