SE PIL VA GIU' NON E' SOLO PER COLPA DELLA BREXIT
di Giacomo Stucchi
Dire che il governo si trova in una fase di stallo è quasi un
eufemismo. Dalle amministrative in poi, quando Renzi ha visto ridimensionati i
suoi sogni di gloria elettorali, tutto è cambiato sulla scena politica. Sia che
il premier parli di referendum (anche se ultimamente non la fa quasi più) sia
che parli di economia o di politica estera, l’opinione pubblica sembra
intenzionata a dargli sempre meno credito. Persino nel bilaterale con la neo
premier inglese Theresa May è apparso evidente l’abisso esistente tra le due
leadership: la prima, la nuova inquilina di Downing Street, impegnata
nell’avviare un processo che, piaccia o meno, sarà storico sia per il Regno
Unito sia per l’Unione europea; la seconda, invece, molto più modestamente,
affaccendata nel tirare a campare il più possibile per rimanere incollata alla
poltrona in attesa di un responso elettorale, quello sul referendum
costituzionale, che verosimilmente determinerà il suo destino. Il punto è che,
nel frattempo, tutte le questioni sul tappeto rimangono irrisolte e né il
governo né la maggioranza parlamentare sembrano avere la capacità di venirne a
capo. Anzi, dal referendum sulla Brexit in poi, la nuova tendenza di Palazzo
Chigi e del Tesoro è quella di attribuire i pessimi risultati dell’economia
italiana non certo all’incapacità del governo, che non ne ha azzeccata una, ma
all’incertezza determinata proprio dall’uscita del Regno Unito dall’Europa
sancita con il referendum di giugno. Per giustificare la revisione al ribasso
dei parametri economici il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha infatti
tirato in ballo la debolezza delle economie dei mercati emergenti e il
nervosismo pre e post Brexit. Insomma, tentano di scaricare su fattori
congiunturali, che pur esistono ma che di certo si faranno sentire ancor di più
nei prossimi mesi, la loro incapacità a far uscire il Paese dalla crisi. Secondo
le stime più accreditate, infatti, quest’anno la crescita del Pil si fermerà
sotto la soglia dell’1%, due o tre decimali in meno di quanto previsto dal
governo nel Def dello scorso aprile.
0 Comments:
Posta un commento
<< Home