IL LAVORO E' LA WATERLOO DEL GOVERNO RENZI
di Giacomo Stucchi
Il governo, è proprio il caso di dirlo, dà i numeri. Mentre il Ministero del Lavoro comunica dati incoraggianti, attribuiti alla presunta bontà dei provvedimenti del governo, l’Istat gela immediatamente le aspettative comunicando, a sua volta, il dato tendenziale sul tasso di disoccupazione che, nel mese di ottobre, è stimato al 13,2%. Il dato fornito dall’Istat, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,0 punti nei dodici mesi (55mila occupati in meno rispetto a settembre e 286mila nei dodici mesi), segna il massimo storico e riporta il mercato del lavoro ai livelli, addirittura, del 1977. Numeri che sono, se possibile, ancora più preoccupanti se si pensa anche all’aggravarsi della disoccupazione giovanile, 708 mila tra i 15 e i 24 anni, con una percentuale che sale pericolosamente al 43,3 %. Insomma il fronte del lavoro è oggi per il governo Renzi una vera e propria Waterloo. Per un esecutivo, infatti, che da mesi propaganda provvedimenti ritenuti risolutivi, generando in coloro che vivono il dramma della disoccupazione aspettative poi disattese, i numeri dell’Istat dovrebbero davvero consigliare di trovare una via d’uscita per mettersi da parte. Il dato dell’Istat, però, non ci stupisce. Al di là dei contenuti sui provvedimenti del governo è il metodo infatti che non funziona. Decine di annunci, continui stop and go sul Jobs act, determinati anche dal clima da “guerra fredda” tra le diverse anime del Pd, che invece dovrebbero corroborare l’azione del governo, ma anche la battaglia personale che il premier ha ingaggiato coi sindacati, non aiutano di certo a creare nuovi posti di lavoro. Insomma, in un contesto di totale incertezza, è abbastanza ovvio che un'impresa, ancorché intenzionata ad assumere, decida di aspettare prima di prendere le sue decisioni. Nel frattempo, però, trovare un lavoro rimane una fatica improba.
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