RIFORMATORI DA STRAPAZZO
di Giacomo Stucchi
La strada che il dibattito sulle riforme ha preso in Senato è tutta in salita e il responsabile di questa situazione è in primo luogo il governo. Le sue impuntature, il suo netto rifiuto di voler prendere in considerazione, almeno in parte, la volontà dell’Aula di Palazzo Madama, che pure dovrebbe contare qualcosa se a essere in discussione è la sua radicale modifica, hanno portato all’attuale confusione. Prima la lettera del presidente del Consiglio ai suoi senatori, i cui contenuti non passeranno certo alla storia, poi la proposta di mediazione del senatore del Pd Chiti, poi l’ulteriore chiusura della maggioranza, nonostante la sospensione di qualche ora della seduta per fargli cambiare atteggiamento; e infine i giochetti procedurali di alcuni senatori del Pd per “spacchettare” gli emendamenti ed evitare il voto segreto, sono tutti segnali di debolezza che la dicono lunga sulla capacità dell’esecutivo di fare sintesi e quindi di portare a termine delle riforme condivise. E questi dovrebbero essere gli artefici del processo riformatore costituzionale? Ma per favore! La verità è che il premier non si fida nemmeno della sua maggioranza e, in primis, dei senatori del suo stesso partito, e per questo fa di tutto per evitare il più possibile il voto segreto. La verità è che al premier non interessa nulla di porre in essere un serio processo riformatore, che dia al Paese un assetto costituzionale democratico ed efficiente, né si preoccupa per l’inconcludente muro contro muro in corso al Senato a seguito delle sue chiusure. Perché l’obiettivo del presidente del Consiglio è di arrivare comunque a una riforma costituzionale, da esibire all’opinione pubblica come trofeo. Ma, ammesso che ci riesca, sarà solo un altro specchietto per le allodole, dopo quello del bonus degli 80 euro, utile solo a chi non vuole aprire gli occhi.
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