LE CERTEZZE DEL GOVERNO SMENTITE DAI FATTI
di Giacomo Stucchi
Probabilmente il capogruppo del Ppe, il tedesco
Manfred Weber, che durante il discorso di Renzi davanti al Parlamento europeo
di Strasburgo gli ha replicato sostenendo che i “debiti non creano futuro, lo
distruggono e di tempo per le riforme ne abbiamo già dato troppo”, non passerà
alla storia ma di certo ha sollevato un polverone che va ben oltre il
significato letterale delle sue parole. Se infatti c’erano già pochi dubbi,
anche prima dell’intervento di Weber, adesso è pacifico che la Germania non ha
nessuna intenzione di cedere di un millimetro sul fronte della cosiddetta
flessibilità. Renzi potrà forse fare l’incantatore di serpenti in casa propria
ma con la Merkel, che pur non ha mai lesinato al premier sorrisetti e cortesie,
non c’è niente da fare. La cancelliera non molla sui temi del rigore e della
stretta sui conti e al presidente del Consiglio, che in casa si era già venduto
un programma di flessibilità con, in primis, lo scorporo dei cofinanziamenti
dal calcolo del deficit ma anche con gli investimenti su scuola e
infrastrutture fuori dal patto di stabilità, non rimane che prendere atto di
una strada tutta in salita. Per la verità siamo sempre stati scettici sul fatto
che il premier potesse convincere la Germania a interpretare con maggiore
flessibilità il rigore sui conti pubblici; e per questo le dichiarazioni
entusiastiche degli esponenti del Pd, dopo l’elezione di Martin Schulz alla
presidenza del Parlamento europeo, ci sono sembrate fuori luogo. Adesso, però,
è tutto chiaro. Le certezze che il governo sbandiera ai quattro venti da alcune
settimane, ovvero un cambio di rotta di Bruxelles sulla linea del rigore ma
anche una presunta ripresa dell’economia alimentata da una risalita dei consumi
(puntualmente smentita dai dati ufficiali), non hanno alcun fondamento. Sono
solo degli auspici che saremmo tutti lieti di constatare ma che, al momento,
non hanno alcun riscontro nella realtà.
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