SORGE IL SOSPETTO CHE IL GOVERNO TIRI A CAMPARE
Non
sappiamo se l’annunciato ritiro dei ministri del governo
Letta in un’Abbazia può davvero contribuire a far raggiungere loro
gli
obbiettivi annunciati al Parlamento e all’opinione pubblica, dopo
il rinvio in CdM di importanti decisioni. Perché il
punto è proprio questo, il governo in carica ha degli obiettivi da
raggiungere o mira semplicemente a campare? Il quesito non è
peregrino
perché tra rinvii e sospensioni sorge il sospetto che c'è qualcuno
nella grande coalizione che sta
pensando di emulare deleterie pratiche politiche da prima
Repubblica; a
cominciare da quella per la spartizione delle poltrone
istituzionali,
cui nemmeno i “duri e puri” grillini si sono sottratti, alla quale
assistiamo da giorni. Dei due principali partiti di maggioranza,
però, quello messo peggio pare il Pd. Un partito dilaniato da
mille
correnti, che non riesce a darsi alcuna direttiva, difficilmente
può
incidere o determinare risultati di governo degni di nota.
Prendiamo,
non a caso ma per la gravità della situazione, la questione
dell’IMU. I dati evidenziano come, oltre
ai problemi per i proprietari di immobili adibiti ad abitazione,
esistono anche quelli per le imprese che il prossimo 17 giugno,
scadenza del primo versamento dell’odiata tassa per il quale al
momento
non è prevista nessuna sospensione, vedranno aumentare l’imposta per
gli immobili strumentali alle loro attività in una misura che in
alcuni
casi sfiora il 200 per cento! Un aumento spropositato dovuto all’
effetto devastante di un duplice inasprimento della pressione
fiscale,
il primo provocato sui valori fiscali di questi immobili previsto
nel decreto di montiana memoria e risalente a fine 2011, il
secondo
come effetto delle nuove aliquote locali operate dai singoli
Comuni
che, salvo rare eccezioni, si sono visti costretti a rivedere al
rialzo. Insomma, una vera e propria mazzata che si abbatte su
quelle
piccole e medie imprese che hanno resistito alla crisi ma che
adesso
non hanno più liquidità per far fronte a questo nuovo aumento
della
pressione fiscale. Una situazione che diventa dramma soprattutto
al
nord, dove il tessuto produttivo da tempo vede chiudere una
miriade di
aziende sopraffatte dalla crisi ma anche dalla politica vessatoria
del
governo centrale.
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