Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, aprile 16, 2013

UNA PARTITA DIRIMENTE

di Giacomo Stucchi

Abbiamo sempre detto che per la Lega Nord è prioritaria la nascita  di un nuovo governo, prima dell'elezione del nuovo capo dello stato. In primis perché era, e rimane, urgente l'approvazione di misure a sostegno delle imprese e delle famiglie; secondo perché si sarebbero così distinti i due livelli di confronto tra le principali forze politiche. Non è andata così e il risultato,  sotto gli occhi di tutti, è quello di un' elezione divenuta dirimente anche per le sorti del futuro governo. I saggi convocati da Napolitano hanno completato il loro lavoro ma questo non ha spostato di una virgola l'irremovibilità di Bersani, risoluto ad andare avanti per la sua strada rifiutando ancora una volta l'offerta di collaborazione del Pdl. La situazione, se possibile, si è ancora più complicata  a seguito delle bordate di Matteo Renzi sulla rosa di nomi di esponenti  del Pd papabili per il Quirinale. Un favore fatto a Bersani, ha commentato qualche acuto osservatore, per avere così di fatto ristretto la scelta "da offrire" alle altre forze politiche ad uno o forse due nomi soltanto. Può darsi, ma il punto è che l'elezione del capo dello Stato dovrebbe essere incentrata sulle caratteristiche della persona da scegliere e non sul nome in quanto tale. Ciò che serve è una figura, di garanzia per tutti i cittadini, ma anche in grado di navigare nelle tempestose acque della politica di questi tempi, e ancor di più dotata di grandi capacità diplomatiche. Si tratta quindi di guardare a questo importante passaggio istituzionale con pragmatismo politico. Tanto più che il capo dello Stato  rimane in carica per un lungo periodo (sette anni!) durante il quale, ai ritmi di oggi, può davvero accadere di tutto. Un vincolo eccessivo, forse opportuno sessant'anni fa, che  oggi però potrebbe essere senz'altro rivisto. Inoltre bisogna  guardare all'elezione del nuovo presidente della Repubblica in considerazione delle sue importanti prerogative costituzionali, prima fra tutte la facoltà di dare l'incarico per la formazione del governo. Il nuovo capo dello Stato, nell'attuale contesto politico, potrebbe quindi decidere se mandare o meno Bersani alle Camere con o senza certezza dei numeri per la sua maggioranza. L'impressione, quindi, è che al momento sia soprattutto su questo che si gioca la partita.