Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, maggio 21, 2013

LA UE CHE VOGLIAMO PENSA IN GRANDE MA LASCIA LIBERI

Giacomo Stucchi

L'Europa a cui vogliamo pensare è quella che, mi si perdoni il gioco di parole, pensa in grande, cioè pensa alle grandi tematiche e lascia le questioni di dettaglio ai singoli Paesi. E’ l’Europa di quei popoli che si riuniscono nelle regioni, che vivono nei grandi contesti, anche macroregionali o euroregionali, e che rappresentano per l'idem sentire il vero collante delle comunità europee e l'espressione veramente democratica, se vogliamo, dell'identità stessa dei popoli dell'Unione europea. Non potremo mai accettare che il popolo di uno dei tanti paesi dell'Unione europea si possa definire migliore o peggiore di altri, ma vogliamo sottolineare che deve essere riconosciuto a noi e a tutti l'orgoglio di appartenere a quel determinato popolo, senza dire di essere migliore o peggiore di altri. Ognuno deve sapere qual è l'importanza delle proprie radici, della propria cultura, della propria storia e dei propri valori di riferimento, e nessuno può permettersi di denigrarli. Su alcune questioni la strada intrapresa è quella giusta, in modo particolare per quanto riguarda il punto su l'energia. Sotto il profilo delle scelte energetiche è sicuramente necessario uno sforzo comune per semplificare determinate procedure e comprendere che si tratta di una svolta epocale, una rivoluzione copernicana, e che le fonti rinnovabili rappresentano l'unica soluzione che abbiamo per sperare in una ripresa che tragga vantaggio dal loro utilizzo, dato che costano sicuramente meno rispetto agli idrocarburi fossili. Dobbiamo però porci un problema: andiamo a dire in Europa che questa è la strada giusta, ma dobbiamo fare un'analisi anche all'interno del nostro Paese, soprattutto dei comportamenti che, a livello centrale o periferico, vengono assunti ogniqualvolta vi è la proposizione di interventi di questo tipo. La scelta da fare, quindi, deve essere attuata a livello europeo, ma deve anche andare nella direzione di un controllo ferreo, efficace e concreto a livello dello Stato centrale. È giusto anche sostenere le infrastrutture energetiche e il loro completamento e bisogna convincere le popolazioni che i benefici poi sono comuni, appartengono a tutti, anche se qualcuno in certe situazioni è costretto a subire forse un danno maggiore rispetto ad altri. Si tratta di saper comunicare, soprattutto comunicare che è necessario eseguire tali interventi per aiutare quel comparto manifatturiero per il quale si auspica si arrivi al 20 per cento con riferimento alla contribuzione sul complesso del reddito prodotto a livello europeo, perché spesso si tratta comunque di aziende che hanno un forte consumo energetico. E noi non possiamo perdere produzioni di qualità del nostro Paese, soprattutto al Nord, dove siamo stati dei maestri, dei precursori e abbiamo molto da insegnare a tutte le altre realtà, non solo europee ma del mondo. È quindi una scelta giusta quella di aiutare questo tipo di realtà produttive, come del resto è da affrontare a viso aperto la sfida degli alti prezzi energetici anche per le famiglie, perché la competizione e la concorrenza che ci devono essere tra i fornitori devono essere vere. Spesso sembra di assistere a una sorta di cartello: siamo quasi di fronte a un cartello nel nostro Paese, se guardiamo ai grandi gruppi che effettivamente possono fornire energia domestica alle nostre realtà familiari. Pertanto, anche in questo campo occorre una maggiore apertura, non avere paura della competizione e della concorrenza. Forse questa è la sfida più importante che deve essere fatta capire anche a chi negli altri Paesi europei ha grandi e grandissimi produttori di energia, in alcuni casi anche di proprietà dello Stato, che vogliono influenzare le politiche europee, magari condizionando l'azione dei loro Governi. Chi fa l'interesse dei produttori di energia, delle grandi società private, non fa l'interesse pubblico, perché, anche se è vero che una parte degli utili viene tassata e finisce nelle casse dello Stato, la stragrande maggioranza del beneficio finisce in tasche private. L'altra grande questione è relativa al fisco. Spero che gli indirizzi di maggiore integrazione e di solidarietà rafforzata, che saranno seguiti per quanto riguarda l'unione monetaria ed economica, siano tali da produrre effetti. Mi preoccupa solo il fatto che non venga utilizzato un modello sbagliato; vorrei cioè capire se il modello di riferimento sarà quello che abbiamo visto adottare in Grecia, quello dei Paesi cosiddetti PIGS o addirittura quello di Cipro: questi sono modelli che a noi non piacciono. Pensiamo ci debba e ci possa essere un'altra strada da percorrere e se lo farà, se accetterà questa sfida, ci troverà al suo fianco.