Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, maggio 04, 2010

SU CALDEROLI E L'UNITA' D'ITALIA POLEMICA A BUON MERCATO

di Giacomo Stucchi

“Non prendetevela con la Lega se in Italia è scarso l’amor patrio e rischia di finire tra gli sbadigli il ricordo dell’unità nazionale. Non è colpa della Lega se il Risorgimento fu cancellato dai programmi delle scuole ai tempi del governo Prodi, quando era ministro il compagno Berlinguer. Non è colpa della Lega se la tv, i giornali, la cultura del Paese istigano all’oblio nazionale, incensano agli anti-italiani, e importano mode e modelli stranieri”. Così Marcello Veneziani, su “il Giornale”, in un articolo del tutto condivisibile, commenta l’argomento del giorno: il dibattito sull’unità nazionale. Un tema sul quale, come purtroppo ormai è consuetudine, non si è perso tempo da parte di certa stampa per fare polemica a buon mercato. Il polverone suscitato, a seguito dell’intervista rilasciata dal ministro Calderoli a Lucia Annunziata, in particolare sull’argomento dell’Unità d’Italia, è la solita tempesta in un bicchiere d’acqua. Insomma, tanto rumore per nulla. Le parole di un ministro della Lega Nord sono state prese a pretesto per nascondere il vero problema che non è quello di essere pro o contro i festeggiamenti sull’Unità d’Italia, ma tra chi impiega il proprio tempo a dibatterne e chi, invece, vuole che si pensi a risolvere i problemi sul tappeto. Da tempo discutiamo su come cambiare il nostro assetto costituzionale, perché non funziona ed è fuori da ogni criterio di efficienza e razionalità. La democrazia certo ha un costo, ma nel caso della Carta del ’48 non è un eresia affermare che non risponde alle esigenze di uno Stato democratico e moderno, anche perché pensata e voluta più per tutelare gli interessi delle parti politiche contendenti, che dopo la caduta del fascismo si trovarono a gestire il potere non fidandosi l’una dell’altra, che non per cementare l’Unità d’Italia. Ecco perché, per rendere un buon servizio al Paese, oggi dovremmo tutti fare uno sforzo per cimentarci meno nella retorica e nell’ipocrisia e guardare, invece, ai fatti concreti. Certo è comodo appiccicare al Carroccio l’etichetta di antinazionalisti, nel senso becero del termine, ma il punto è che più che ai festeggiamenti bisognerebbe guardare agli ultimi cinquant’anni della nostra storia che, dalla Resistenza al terrorismo, purtroppo sono stati impiegati più per dividere che per unire. Ancora oggi, alcune feste nazionali, dal 25 aprile al 2 giugno, che sulla carta dovrebbero essere autentiche occasioni di riconciliazione nazionale, vengono invece vissute da alcuni come pretesto per rivendicare la validità della propria parte politica e rimarcarne la differenza dalle altre. Noi non abbiamo mai utilizzato la piazza, né altri mezzi, per andare addosso a questo e o quell’altro movimento politico, ma abbiamo tenacemente lottato per rivendicare la libertà di milioni di uomini e donne a chiamarsi fuori da un sistema costituzionale sbagliato.