Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, aprile 15, 2010

IL CARROCCIO: VOLANO PER CAMBIARE IL SISTEMA


di Giacomo Stucchi

Ci provi un po’ il professor Giovanni Sartori, che sul Corsera pontifica sugli ipotizzabili costi del federalismo, a governare con efficienza in un sistema bicamerale perfetto che vede, tra l’altro, mille parlamentari rimpallarsi, secondo quella prassi istituzionale che viene chiamata “navetta”, i provvedimenti legislativi. Se alla Camera si cambia una virgola al testo originario, il Senato deve di nuovo occuparsi dello stesso provvedimento per approvarlo, a sua volta, con la nuova virgola. Facile per chiunque immaginare quanto spreco di tempo e di risorse comporti questa procedura. Circa i maggiori poteri che Berlusconi reclama, Sartori fa notare che “nessuno, dopo l’infausto regime, ne ha avuto quanto lui”, ma dimentica, forse per avere poca dimestichezza con il funzionamento della macchina amministrativa e legislativa dello Stato, che in Italia il vero potere non è solo quello che esercita il presidente del Consiglio (che al massimo può ricorre, per motivi di urgenza e necessità, ai decreti legge, che devono comunque essere convertiti dal parlamento), ma è anche la capacità di interdizione che sta nelle mani dei burocrati. La Lega Nord sta accelerando sul federalismo fiscale non per farne un moltiplicatore di spesa, né per aggiungere nuova burocrazia a quella già esistente, ma al contrario per controllarla e razionalizzarla una volta che finalmente siano gli organi amministrativi periferici a gestirla. Il paragone con il cattivo funzionamento delle regioni, tanto caro a Sartori e a certi suoi colleghi osservatori e studiosi della politica, non è indicativo. Innanzi tutto perché le regioni non hanno mai veramente operato seguendo le indicazioni per le quali erano state istituite. Controllate, come lo sono state per trent’anni, da una classe politica di centrosinistra dirigista e centralista, già dallo loro nascita era intuitivo che sarebbero diventate in seguito un duplicato della politica centrale e quindi un moltiplicatore di spesa. Peraltro nemmeno la riforma del Titolo V della Costituzione, approvata dalla sinistra, è riuscita a dare prerogative chiare agli organi amministrativi regionali che anzi, dopo il 2001, sono entrati ancora più in conflitto di competenze con quelli statali. Ma c’è dell’altro. Ipotizzare il fallimento del federalismo fiscale, paragonandolo alla storia delle regioni, non regge anche per un'altra ragione, se vogliamo squisitamente politica, che consiste nel fatto che i vari governi della Prima Repubblica non si sono mai impegnati più di tanto nell’attuare un reale decentramento amministrativo; se non quello che si limitava a enunciazioni di principio o a provvedimenti legislativi che poi, all’atto pratico, rimanevano nel limbo delle buone intenzioni. Oggi però la musica è cambiata. Un Carroccio forte, sia a livello parlamentare, con la sua compatta e agguerrita rappresentanza, sia a livello periferico, coi governatori della Lega appena insediatisi, ma anche con i tantissimi sindaci e assessori, costituisce un volano politico e istituzionale, che in passato è sempre mancato. Oggi indispensabile per cambiare davvero le cose.