Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, aprile 29, 2010

PER FERMARE IL FEDERALISMO LE INVENTANO DAVVERO TUTTE

di Giacomo Stucchi

Ora che siamo vicini alla meta, con la discussione dei decreti attuativi sul federalismo fiscale, che servono a fare diventare realtà i contenuti del provvedimento già approvato dai due rami del parlamento, sono già all’opera i detrattori della riforma e i tutori delle solite lobby che si nascondono dietro il paravento dell’interesse nazionale. Un concetto che si rispolvera tutte le volte che si vuole dare addosso al federalismo e ai grandi cambiamenti che lo stesso è in grado di attuare. Andiamo con ordine. Non è assolutamente vero che con l’entrata in vigore della riforma federalista le regioni più povere lo diventeranno ancor di più, mentre quelle più ricche saranno avvantaggiate. E' previsto, infatti, un meccanismo di perequazione che non lascerà indietro nessuno e, soprattutto, non metterà a rischio i servizi in nessuna regione. Dalla sanità all’istruzione, ciò che però dovrà accadere sarà una generale responsabilizzazione degli amministratori locali che, ed è questo il secondo punto da chiarire, non potranno più contare sulla spesa storica ma dovranno adottare quella standard in tutto il Paese. Che tradotto significa, come abbiamo più volte detto, che un posto letto in ospedale non può costare cinquanta euro in Lombardia e duecentocinquanta in Puglia! Vogliamo qui categoricamente smentire quanto detto da alcuni conduttori televisivi di parte (vedi Floris a Ballarò), quando nelle loro trasmissioni affermano che con i costi standard “si incrementerà il debito pubblico perché le amministrazioni locali che non saranno in grado di adottarli si indebiteranno”. Simili affermazioni servono solo a distorcere la realtà. La verità è che con i costi standard ogni amministratore non potrà più disporre di quel pozzo di San Patrizio, che sino ad oggi ha permesso la creazione di vere e proprie voragini nei conti pubblici, semplicemente perché non avrà più uno Stato centralista e sprecone a finanziarlo. Un sindaco o un assessore dovranno quindi, fare le cose per bene e se non dovessero farlo saranno per primi i loro concittadini ad avere l’interesse a non eleggerli più, perchè allora, per mantenere i servizi sul territorio, aumenteranno le tasse locali. Sarà attivato così quel circolo “virtuoso”, che siamo certi si innescherà una volta che le amministrazioni locali potranno contare sul gettito fiscale prodotto sul loro territorio anziché, come avviene oggi, essere costretti a trasferirlo allo Stato centrale. Così come, per quanto concerne il federalismo demaniale, (oggetto del primo decreto attuativo in discussione in questi giorni) che riguarda una parte dell’enorme patrimonio del demanio pubblico, costituito dai beni immobili a quelli architettonici e paesaggistici, che verrà trasferito a titolo gratuito a Comuni, Province e Regioni dietro loro richiesta. Siamo certi che sia interesse degli enti locali utilizzare al meglio i beni che si trovano sul loro territorio, anziché lasciarli nelle mani di uno Stato che non ha né l’interesse, né le risorse per valorizzarli.