Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, settembre 29, 2009

CON UN REGIME SANTORO NON SAREBBE ANDATO IN ONDA

di Giacomo Stucchi


Esiste davvero il rischio che l’articolo 21 della Costituzione cessi di essere un caposaldo della libertà di stampa per diventare solo un ammennicolo e che di conseguenza i giornalisti, e tutti gli operatori dell’informazione in generale, corrono il rischio di essere ridotti al silenzio? Più che un rischio a noi pare davvero una barzelletta! Instillare nell’opinione pubblica la preoccupazione che la libertà di stampa sia in pericolo è una baggianata, almeno quanto lo è sostenere che il nostro sistema di informazione sia avulso da preconcetti e, purtroppo, qualche volta anche da falsità. Senza voler andare troppo lontano nel tempo, e senza voler urtare la sensibilità di una categoria (quella dei giornalisti) fin troppo sensibile e permalosa, basta per esempio fare riferimento alle cronache quotidiane di alcune testate, dell’estate appena trascorsa, per rendersi conto di come esse siano state tutte incentrate sulla vita privata del premier e, in particolare, sulle sue presunte frequentazioni con varie escort (divenute, loro malgrado, le nuove muse ispiratrici di editorialisti e opinion makers). Lo stesso Santoro, al cui martirio in nome della pluralità dell’informazione non hanno mai creduto nemmeno i bambini, non è sfuggito alla tentazione, poi messa in pratica, di proporre Patrizia D’Addario in prima serata tv. Basterebbe questo a dimostrare come esiste, eccome, la piena libertà di fare informazione. Ma c’è di più. Se una testata giornalistica di un editore privato decide di cimentarsi in una campagna d’informazione particolare, sia che si tratti della vita privata del premier oppure di non far pagare la tassa sulla televisione, è libero di farla assumendosene, naturalmente, tutte le responsabilità. Dal nostro punto di vista certo sarebbe meglio concentrarsi su altri problemi, che potrebbero forse interessare maggiormente il pubblico, come quelli sociali o economici, ma siamo consapevoli che la democrazia è bella e merita di essere difesa proprio perché lascia la piena libertà di espressione a tutti. Ma quando il signor Santoro decide di mobilitare la redazione di Annozero, per fare una trasmissione che continui il tormentone dell’estate sul presidente del Consiglio, lo fa con il denaro pubblico e se ci fosse stata, come continua a sbraitare una sinistra a corto di idee, una censura, molto difficilmente questa avrebbe permesso a Santoro di andare in onda. Il punto è che la Rai non è né di Santoro né di nessun altro, e svolge un servizio pubblico in concessione da parte dello Stato. L’informazione, che dovrebbe essere il caposaldo di un servizio reso alla collettività, più di qualsiasi altra cosa deve limitarsi ai fatti. Si discute se privatizzare o meno la Rai, e ciò costituisce un altro fronte di discussione che per adesso non apriamo, ma sino a quando la televisione di Stato è chiamata a svolgere un servizio pubblico allora lo faccia, senza i piagnistei dei Santoro di turno, senza i vittimismi ai quali non crede più nessuno, senza polemiche pretestuose. Stiano tranquilli inoltre i giornalisti Rai perché sino a quando esiste un movimento come la Lega Nord, a presidio della democrazia, nessuno potrà mai imbavagliarli.