Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, settembre 22, 2009

FINANZIARIA, SI CAMBIA REGISTRO

di Giacomo Stucchi

Chi può negare, sia tra l’opposizione di centrosinistra che tra i mass media che la fiancheggiano, che l’attuale congiuntura economica e sociale mondiale sia da annoverare tra le più difficili degli ultimi decenni? Nessuna persona dotata di un minimo di buon senso può far finta di nulla di fronte alla duplice constatazione di una crisi economica planetaria tutt’oggi in atto, rispetto alla quale il nostro Paese (grazie anche alle misure del Governo) sta reagendo meglio di altre economie europee e non, ma anche del pesante fardello costituito dal debito pubblico che ci portiamo dietro per colpa della scelleratezza dei governi degli anni Ottanta e dei primissimi anni Novanta. C’è una legge che si chiama Finanziaria che in un poco più di un decennio, fra il 1980 e il 1992, è stata una sorta di moltiplicatore del debito pubblico. Il provvedimento cominciava il suo iter nelle Commissioni parlamentari e, via via che il dibattito andava avanti e si “consumavano” le varie fasi del processo legislativo, il testo iniziale diventata una sorta di mostro con molte teste, ognuna delle quali dava luogo a nuovo centri di spesa. Parliamo dei famigerati “assalti alla diligenza” che servivano per accontentare le brame fameliche ora di questo, ora di quel partito del cosiddetto arco costituzionale e che non facevano altro che alimentare sempre di più il debito pubblico sino a farlo tracimare ogni oltre misura. A questo dissesto hanno poi contribuito, direi in modo determinante, pure gli Enti territoriali. Sindaci e presidenti di regioni e province, una volta ottenute le prebende romane, “sfamavano” a loro volta i partiti e le correnti a livello locale, sperperando i fondi pubblici in una miriade di inutili rivoli che altro non erano che la linfa vitale per pochi signorotti. Oggi, per fortuna di tutti i cittadini, la Finanziaria presentata dal governo in carica non ha nulla a che vedere con quelle di un tempo e diviene finalmente un provvedimento di programmazione economica e finanziaria. Naturalmente nessuno si nasconde dietro a un dito e siamo tutti consapevoli del fatto che tale strumento è ormai desueto e inadatto alle esigenze di un Stato moderno ed efficiente. Tuttavia, è un dato di fatto che in soli 3 articoli la legge finanziaria prevede che “il deficit pubblico si attesti quest'anno al 5,3% e si riduca al 5% nel 2010, si tratta comunque del deficit "lordo", perché quello corretto per il ciclo, sarà del 3,3% quest'anno e del 2,8% nel 2010”. La Relazione Previsionale e Programmatica approvata dal Consiglio dei Ministri registra anche conti migliori per quanto riguarda il Pil. Il provvedimento del Governo prevede che quest'anno si chiuda con un dato negativo del 4,8% (contro il -5,2% previsto dal Dpef), mentre il prossimo l'economia è stimata in crescita dello 0,7% a fronte dello 0,5% del Dpef. Ma c’è di più e va oltre i meri dati economici presentati dal Governo. La rivoluzione politica e finanziaria in atto, che la sinistra fa finta di ignorare, è infatti possibile sia perché oggi in Parlamento esiste una maggioranza, della quale la Lega Nord è parte determinante, coesa e decisa a cambiare davvero le cose (basti pensare a tutte le riforme, dalla scuola alla pubblica amministrazione, già fatte o comunque in cantiere), sia perché, anche a livello territoriale, una nuova classe dirigente ha preso in mano le redini di molte amministrazioni. Mi riferisco, in modo particolare, al Nord dove, con le tante giunte rette da amministratori del Carroccio, i cittadini hanno potuto constatare come sia possibile gestire i bilanci degli enti locali con coscienza ed efficienza. Anche questo è un segno del grande cambiamento in corso.