Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, aprile 01, 2008

La storia si ripete

di Giacomo Stucchi

A sentire i buoni propositi elettorali del candidato premier del Partito democratico sembrerebbe, per chi non lo conoscesse, che Walter Veltroni non abbia fatto il sindaco di Roma e che, ancora prima, non sia stato il vice premier di Romano Prodi. La sua proposta, dell’ultima ora, di snellire il numero di leggi, codici e regolamenti, che il nostro farraginoso sistema legislativo ha prodotto negli ultimi decenni, è una di quelle che non può che essere condivisa. Nel nostro sistema, poi, spesso si è arrivati al paradosso di approvare leggi esplicative di altre, perché quelle esistenti non erano chiare. E’ andata così per anni e anni. Ma per cambiare davvero le cose, occorre una volontà riformatrice che il centrosinistra, nelle passate esperienze di governo, ha dimostrato di non avere. In tal senso, l’unico movimento che negli ultimi anni si è sempre battuto, dentro e fuori il Parlamento, contro questo mostro rappresentato dalla burocrazia, e per avviare una stagione autenticamente riformista, è la Lega Nord. Cogliamo quindi l’occasione per ricordare, magari all’elettore distratto, che la proposta di Veltroni di snellire il numero delle leggi, proviene da un partito che, sia pur con un altro nome, ha contribuito a creare questo sistema e si è reso artefice del più grosso pasticcio legislativo degli ultimi tempi. Mi riferisco a quella riforma del Titolo V della Costituzione, varata in tutta fretta dal Governo di Giuliano Amato, alla vigilia delle elezioni del 2001, che, anziché snellire le procedure amministrative e fare chiarezza sulle competenze tra Stato e Regioni, ha complicato tutto producendo un infinito contenzioso tra organi istituzionali. Adesso la storia si ripete. La sortita del segretario del Pd, sullo sfoltimento della giungla legislativa, ci ricorda molto da vicino, la riforma dell’ultima ora sul federalismo, approvata dall’Ulivo al solo scopo di accaparrarsi i voti del Nord. Un trucco che, però, non andò a buon fine. Ma la fantasia dell’Obamadenonatri, nell’avanzare proposte cattura-voti, non ha limiti. Un’altra sparata, per esempio, è quella di dichiararsi disponibile ad “offrire”, in caso di vittoria del Pd, la presidenza di Camera o Senato all’opposizione. Anche in questo caso, però, sono i fatti a smentire le belle parole. I cittadini, infatti, ricorderanno come appena due anni fa, nell’aprile del 2006, Prodi e Fassino, dopo essersi auto proclamati vincitori, a spoglio ancora in corso e con un risultato quanto mai incerto, nei giorni che seguirono diedero vita ad una forsennata occupazione di tutte le poltrone istituzionali. Un’attività che è poi continuata nei mesi successivi, con un incessante valzer di nomine, tutte interne al centrosinistra. Infine, la balla più grossa che abbiamo sentito in queste ore, è quella sulla “necessità di aprire un ciclo”. “Così come Aznar in Spagna, o Blair in Inghilterra – ha detto Veltroni - se in Italia vince il Pd, si apre un ciclo nuovo”. Beh, per coloro che ricordano bene i “cicli” dei Ds a Palazzo Chigi, e poi quello dell’Unione, più che di un auspicio si tratta di una minaccia. Siamo certi che i cittadini, in tempi difficili (soprattutto per l’economia) come quelli attuali, a tutto pensano fuorché vedere di nuovo al Governo D’Alema, Rutelli, Fassino e compagnia bella, bravi solo ad aumentare le tasse e ad impoverire la classe media. Si tratta di un film già visto, che vogliamo dimenticare in fretta.