Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

lunedì, marzo 31, 2008

Il Pd in evidente stato confusionale

di Giacomo Stucchi



Siamo davvero al rush finale. Cominciano questa settimana gli ultimi dieci giorni, o poco più, di campagna elettorale, durante i quali si decide la sorte delle prossime elezioni politiche ma soprattutto del futuro di tutti noi. Non vogliamo enfatizzare l’appuntamento, ma non c’è ombra di dubbio che dal risultato del 13 e 14 aprile prossimi, dipenderà gran parte del nostro destino per gli anni che verranno. La vittoria della Federazione della Libertà è dietro l’angolo, si sente nell’aria. Ma non bisogna abbassare la guardia e, soprattutto, credere di avere già la vittoria in tasca. Molti elettori non hanno ancora deciso e, quindi, bisogna convincerli. Parlando con la gente, non importa se si tratta di cittadini che in passato ti hanno dato il voto o che non hanno scelto il tuo partito, avverti che questa volta c’è la volontà di cambiare. Quelli del Pd lo sanno bene e, infatti, si trovano in un evidente stato confusionale. Il presidente del Consiglio in carica ha rinunciato, addirittura, alla tradizionale conferenza stampa di commiato. Ufficialmente per non dare la possibilità al capo dell’opposizione di avere poi la legittimità per farla a sua volta, ma la realtà è che, sino all’ultimo, la dirigenza del Pd continua nella sua strategia di tacitare chiunque abbia avuto a che fare con la precedente, fallimentare, esperienza del Governo Prodi. Walter “volemosebene” Veltroni fa l’affabile, ma in questa campagna elettorale ha ridotto la vecchia classe dirigente di Ds e Margherita, che è tutta schierata nelle liste del Pd, all’afonia politica. Non gli consente né di parlare, né di apparire in televisione, né di rilasciare un intervista. A Prodi, come detto, è stato negato persino il commiato, perché immaginate che impatto sarebbe per gli elettori, soprattutto per i tanti di coloro che sono ancora indecisi su chi far confluire il proprio voto, vedere in televisione la faccia del Professore rivendicare improbabili meriti e, magari, accostare la sua azione politica al Pd. Per il candidato premier della sinistra sarebbe il colpo di grazia. Dal canto suo, Veltroni, che aveva sempre detto di volersi rimettere alla volontà degli elettori, lasciando quindi intendere che se avesse perso si sarebbe potuto anche mettere da parte, ha cominciato già a fare dietro front. Avvicinandosi inesorabile la sconfitta il segretario del Pd, ha cominciato a dire che, anche se dovesse perdere, resterebbe al suo posto per chissà quanto. Insomma, chi lo vedeva già in Africa, magari a scrivere libri, dovrà ancora aspettare. “Delle mie passioni – ha detto infatti l’Obamadenoantri – mi occuperò quando sarà il momento, per ora resto alla guida del Pd perché così ha voluto il popolo delle primarie”. Mette già le mani avanti l’ex sindaco di Roma, per la verità più con i suoi compagni di partito che non con gli avversari politici, e rivendica di essere pienamente legittimato a guidare il Pd, qualunque sia il responso delle urne. Si tratta, al contempo, di un segnale di debolezza ma anche di rivendicazione di leadership. Di debolezza, perché per la prima volta il candidato premiere del Pd ammette l’ipotesi della sconfitta; di rivendicazione, perché a chi nel suo partito, e sono in tanti, sta già affilando le armi in attesa della resa dei conti, manda a dire che, comunque vada, a mettersi da parte non ci pensa nemmeno.