Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, novembre 22, 2007

PRODI ANCORA IN BILICO

di Giacomo Stucchi

Dopo il voto del Senato, la partita sulla Finanziaria non può ritenersi certo chiusa, considerato che solamente questa settimana è iniziato alla Camera il dibattito su tale provvedimento e che lo stesso dovrà necessariamente tornare a Palazzo Madama per l’approvazione finale. Però è innegabile che la mancata spallata al governo Prodi, annunciata per settimane, ha innescato delle reazioni (soprattutto nel centrodestra) dall’esito difficilmente prevedibile. La più importante tra queste è l’annuncio di Silvio Berlusconi della nascita del Partito del Popolo delle Libertà. Un’iniziativa che, per quanto improvvisi siano stati i modi e i tempi del suo clamoroso annuncio, è azzardato ritenere improvvida e priva di un’attenta valutazione delle sue conseguenze. Chi segue la politica sa che l’idea del partito unico del centrodestra, o di una parte consistente della sua fetta elettorale, non è una novità in senso assoluto e di certo è antecedente alla nascita del Partito Democratico. Altrettanto nota è però, a tal proposito, la posizione della Lega Nord che è sempre stata disinteressata al partito unico, ipotesi considerata dal nostro segretario federale Umberto Bossi né praticabile né utile ai fini di una vittoria elettorale. Il Carroccio, infatti, è per sua natura un movimento territoriale che vede nel federalismo lo strumento attraverso il quale conquistare l’autonomia e l’indipendenza della Padania. La nostra, insomma, è una battaglia di libertà che non può essere annacquata da dispute di potere di questo o di quel partito e che, appena qualche mese fa, centinaia di migliaia di uomini e donne hanno dimostrato di condividere dando alla Lega Nord il proprio voto alle elezioni amministrative. Chiunque governi a Roma, ma soprattutto chiunque intenda amministrare nelle regioni e nelle province del Nord, deve fare i conti con questo dato di fatto. Ma, al di là del partito unico del centrodestra, e della posizione della Lega Nord al riguardo, il dilemma dell’attuale quadro politico rimane sempre lo stesso: come staccare la spina al governo Prodi e, quindi, andare a votare nel più breve tempo possibile? Se dipendesse dalla volontà popolare si dovrebbe andare alle urne anche domani. Basta andare a fare la spesa in un qualsiasi mercato, o salire su un autobus, per constatare quanto Prodi sia impopolare e quanta voglia ci sia di sfrattarlo da Palazzo Chigi. L’aumento delle tasse, i litigi tra i ministri, i ricatti e i condizionamenti dei partiti dell’Unione, hanno lasciato un segno negativo indelebile nell’opinione pubblica e anche la recente crescita del consenso popolare, dal 30 al 33%, non può lontanamente mascherarlo. Ma questo esecutivo, lo abbiamo già scritto, resta in piedi perché la maggioranza che lo sostiene è consapevole che una caduta di Prodi, senza prima aver trovato un’alternativa che eviti le urne, aprirebbe una crisi che porterebbe all’inevitabile scioglimento anticipato della legislatura. Ciò detto, e chiarito che la Lega Nord continuerà a fare le sue battaglie dentro e fuori il Parlamento (compresa la grande manifestazione prevista per Domenica 16 dicembre a Milano) per mandare a casa Prodi, bisogna anche dire che, piaccia o meno, se ci saranno elezioni anticipate già nella primavera del 2008 o se ci si debba rassegnare ad assistere ancora alla lenta ma inesorabile agonia dell’esecutivo, non può che dipendere da ciò che accadrà nelle aule parlamentari. In tal senso, nel breve periodo, sarà di nuovo il voto sulla Finanziaria, ma anche quello su altri provvedimenti ad essa collegati (come il welfare), ad offrire l’occasione per mettere in difficoltà l’esecutivo. Inoltre, nei prossimi giorni, sapremo anche se l’iniziativa di Berlusconi e del suo nuovo partito darà i suoi frutti già nell’immediato periodo, magari con l’adesione alla neo formazione di qualche senatore dell’ala centrista dell’Unione che tolga la maggioranza numerica a Prodi, trasformando a questo punto una situazione di difficoltà in una crisi vera e propria.
Tratto da LA PADANIA del 21 novembre 2007