Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

mercoledì, marzo 21, 2007

Immigrazione, già dimenticati gli scontri nelle banlieu

di Giacomo Stucchi


Vi ricordate le immagini in tv che mostravano le auto incendiate, le vetrine dei negozi distrutte, gli esercizi commerciali saccheggiati, i duri scontri tra la polizia e gli immigrati francesi? Io lo rammento come fosse ieri, era l’autunno del 2005. In un intervento su la Padania scrissi che “uno dei problemi dei moderni mezzi di informazione, Internet in primo luogo ma anche la televisione, è quello di dimenticare fatti e circostanze con la stessa rapidità con la quale sono stati riferiti”. Così avvenne per quelli episodi di violenza che, dopo aver occupato per settimane interi telegiornali e pagine dei quotidiani, di colpo cessarono di fare notizia. Anche perché nel frattempo, come se niente fosse, e senza spiegare all’opinione pubblica come le autorità d’un tratto avessero convinto turbe di facinorosi a ritirarsi nei loro quartieri, la vita ricominciò a scorrere come prima. Ebbene, già allora dissi che (pur con le dovute differenze e proporzioni) quel fenomeno avrebbe potuto riguardarci molto da vicino se anche da noi si fosse dato seguito ad una politica dell’immigrazione fuori controllo. Purtroppo non solo la storia non ha insegnato nulla ma neppure il buon senso sembra suggerire al Governo che facilitare l’ingresso agli immigrati, reintroducendo tra l’altro la figura fittizia dello sponsor (che manderebbe in soffitta il contratto di lavoro previsto nella Bossi-Fini), e dimezzando (da dieci a cinque anni) il periodo di permanenza necessario ad avere il diritto alla cittadinanza, significa ricadere negli stessi errori fatti in Francia. Dove, è bene ricordarlo, a mettere a ferro e a fuoco le città sono stati immigrati di seconda o addirittura terza generazione. Ma a tutto questo, dalle parti di Palazzo Chigi, nessuno sembra pensare più di tanto. Forse perché il vero obiettivo dell’Esecutivo è fare tabula rasa della legge sull’immigrazione voluta dalla Lega, per togliere così ogni argine all’invasione da parte di immigrati non sempre animati da buone intenzioni, ma anche modificare la legge sulla cittadinanza per riconoscere tale diritto, in modo incondizionato, a chiunque oltrepassi i nostri confini e si stabilisca nelle nostre città. Si dice che a pensare male si fa peccato, ma l’impressione è che il Governo guardi a questi problemi non tanto dal punto di vista sociale ed economico, e quindi degli interessi dei cittadini, ma piuttosto da quello del vantaggio elettorale che ne potrebbe derivare se ad una generosa politica dell’immigrazione seguisse poi un’altrettanto rapido e incondizionato riconoscimento agli immigrati del diritto di voto. Naturalmente nella speranza che questo contribuisca a dare ossigeno ad una coalizione sempre più asfittica dal punto di vista del consenso elettorale. In altre parole, non crediamo di essere tanto lontani dalla realtà se diciamo che all’Unione più che l’accoglienza agli immigrati interessano i loro potenziali voti. Tutto questo in barba alle istanze di maggiore sicurezza, in qualche caso direi anche di sopravvivenza, che vengono da parte di intere comunità. Dove già adesso, senza aspettare che arrivino le conseguenze di nuove dissennate politiche sull’immigrazione, è diventato impossibile vivere. Dai commercianti agli imprenditori, dalla casalinga che si reca al supermercato ai ragazzini che vanno a scuola, non esiste più una categoria che non sia a rischio in almeno una delle sue attività quotidiane. Del resto basta leggere un quotidiano o ascoltare un tg per accorgersi che ormai non passa giorno senza che si registri, soprattutto nelle città del nord, qualche episodio di criminalità che, spesso e volentieri, vede coinvolto un immigrato. Se lo ricordiamo non è certo per becero razzismo. Perché nella mia città, a Bergamo, e in tutta la Padania, non si è mai negato a nessuno la possibilità di viverci. Ma l’imprescindibile condizione a questa apertura deve essere quella di rispettare le leggi e le consuetudini della comunità nella quale ci si vuole inserire, altrimenti meglio cambiare aria.
TRATTO DA "LA PADANIA" DEL 16.03.2007