Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

mercoledì, febbraio 14, 2007

GOVERNO VIRTUALE ADDIO, APRE L’ASSISE DI VICENZA

di Giacomo Stucchi

Lieti e lusingati che il nostro intervento “Il vero rivoluzionario si chiama Umberto Bossi”, ancorché interpretato come un “ossimoro adulatorio”, sia stato notato da il Riformista: un giornale che ha già nel nome l’oggetto del contendere. Perché il punto è proprio questo: per fare le riforme bisogna essere rivoluzionari e chi, se non Umberto Bossi, negli ultimi anni ha dimostrato di esserlo più di tutti gli altri? Il parlamento del Nord, nelle sue diverse esperienze storiche, è solo un mezzo per raggiungere l’immutato obiettivo del federalismo. Ora, io non so quando questo accadrà ma è un fatto che oggi nel Nord l’anelito di autonomismo è più forte di prima e quindi l’idea di Bossi, rivoluzione-federalismo, è quanto mai valida. In questa commedia dell’assurdo, che è però diventata la politica italiana, a fronte di tutto questo il rimedio di Prodi è quello del governo virtuale. Ogni giorno ascoltiamo le tesi più strane, vediamo uomini della maggioranza esprimersi in senso opposto ad altri uomini della stessa maggioranza, assistiamo allo sforzo del presidente del Consiglio, e dei suoi ministri, per collegare fra di loro entità eterogenee e contraddizioni macroscopiche. Assistiamo così ad uno spettacolo che forse è pregevole dal punto di vista del funambolismo politico, ma non certo dal punto di vista della serietà legislativa. Che continua ad essere menata per l’aia parlamentare, ormai da dieci mesi, senza che nulla di buono venga condotto in porto. Ci stanno però coprendo di ridicolo davanti ai maggiori alleati occidentali, ai quali peraltro se da un lato è pur vero che non dobbiamo prostrarci, dall’altro è anche giusto che gli si parli chiaro una volta per tutte. Delle due l’una: o siamo alleati degli Stati Uniti o non lo siamo. Ma non si può fare il tira e molla, su Afghanistan e Iraq, in base agli umori di Pecoraro Scanio e Diliberto. E invece, siccome Verdi, Rifondazione comunista e Comunisti italiani devono protestare contro la base Usa a Vicenza (per dimostrare al loro elettorato che l’eskimo non lo hanno ancora messo in naftalina) bisogna dare un colpo al cerchio (l’alleanza atlantica) e un altro alla botte (la coalizione di Governo). Ma come, e la risposta agli ambasciatori che adottano procedure ‘irrituali’? Quella può aspettare. Nel frattempo, per uscire dall’impasse dei Pacs che si fa? Si approva il disegno di legge sui Dico. Un provvedimento il cui nome (forse in ossequio al nuovo linguaggio da sms molto in voga tra i giovani) è già tutto un programma e che rappresenta un machiavellico tentativo di Prodi per eludere la questione dei matrimoni tra gay e impegnare il Parlamento nei prossimi sei mesi in sterili discussioni che non porteranno a nulla. E che dire poi dello sciagurato aumento delle tasse, proprio quando era in atto una tiepida congiuntura favorevole, che ha tolto dalle tasche di cittadini e delle imprese oltre un terzo del loro reddito. E la sicurezza degli stadi? Anche qui decisioni quanto meno tardive. Esiste da tempo un provvedimento, adottato dal precedente governo Berlusconi, derogando al quale l’attuale ministro dell’Interno Amato ha fatto regolarmente aprire al pubblico tutti gli stadi d’Italia. Ma soltanto dopo i tragici fatti di Catania, che hanno suscitato nell’opinione pubblica e nel mondo del calcio una forte emozione (finita la quale però alle società di calcio, che premono per una riapertura totale degli impianti, ha cominciato a palpitare di più quella parte del cuore più vicina al portafoglio) si prova a fare sul serio. Vogliamo allora parlare dell’ultima lenzuolata di Bersani, che questa volta, tra l’altro, ha preso di mira i benzinai? Come al solito il ministro ha dichiarato di non avercela con la categoria ma di voler la liberalizzazione del settore solo per il bene dei cittadini. Ma allora, si sarà pure chiesto l’autorevole esponente dell’Unione, come mai sino ad oggi di tutte le liberalizzazioni adottate non ce ne una che abbia portato concreti e reali vantaggi al popolo mentre, di contro, ha creato solo problemi alle categorie interessate? Secondo alcuni sondaggi, nel Nord due cittadini su tre vorrebbero che Prodi e compagni rassegnassero le dimissioni. Non hanno uno straccio di programma condiviso né alcuna determinazione per assemblarlo. Non hanno più dalla loro, e forse mai l’hanno avuta, né l’approvazione del popolo né i numeri del Parlamento. E per questo, anche con l’apporto del parlamento del Nord di Vicenza, saranno mandati a casa molto presto.
Tratto da LA PADANIA del 10.02.2007