Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, febbraio 20, 2007

L’Unione come Dr Jekyll e Mister Hyde

di Giacomo Stucchi


Se per Rifondazione Comunista a Vicenza ha sfilato il popolo della pace contro il Governo che vuole la guerra, quelli dei Ds hanno poi corretto il tiro sostenendo che tutta la sinistra condivide la politica estera dell’esecutivo ma su alcun questioni, vedi Iraq e Afghanistan, le posizioni sono diverse. I comunisti italiani, dal canto loro, hanno detto che la manifestazione era contro la base Usa in Italia tout court (ovvero da qualsiasi parte essa fosse prevista); ma i Verdi, che non potevano perdere l’occasione per dire la loro, hanno invece precisato che si tratta solo di un problema urbanistico locale che rende l’ubicazione della nuova base incompatibile con il territorio vicentino. Infine, dulcis in fundo, Mastella ha detto che se sulla politica estera l’Unione non ha i numeri per andare avanti il Governo inevitabilmente cadrà. Insomma, come era ampiamente prevedibile, la manifestazione contro gli americani, voluta, pensata e organizzata da una parte della sinistra di governo, è diventata una coperta troppo corta che viene stiracchiata da tutte le parti in causa. Che non sono poche, anzi. Ognuna di esse rivendica una ragione specifica in nome, s’intende, del bene dei vicentini. A Vicenza non ero presente ma pare che, a parte qualche eccezione, di vicentini alla manifestazione ce ne fossero veramente pochi. Segno che, forse, non sono poi così avversi questi cittadini alla convivenza, per modo di dire (considerato che comunque gli americani vivono sempre all’interno delle loro basi e interagiscono raramente coi territori circostanti), coi soldati a stelle e strisce. Tanto è vero che il cosiddetto popolo della pace, che poi è sempre lo stesso che da Milano a Roma, da Torino a Napoli, si sposta a seconda delle necessità, era guidato dai soliti noti pacifisti a tempo pieno: dal deputato Caruso al leader dei no global Casarin. I quali, già durante il corteo, non hanno voluto perdere l’occasione per ricordare a Prodi che lui è stato eletto anche grazie ai voti dei pacifisti e che adesso non può far finta di niente se questo popolo è sceso in piazza per protestare contro gli americani. Bene, diciamo noi, è giusto che si ascoltino le richieste dei cittadini che democraticamente e pacificamente protestano contro il Governo in carica. Per cui se devono essere ascoltati i centomila di Vicenza (dando per buone le stime degli organizzatori), che non vogliono altre truppe yankee in Italia, a maggior ragione è giusto ascoltare la richiesta di un milione di uomini e donne, secondo stime più che attendibili, che invece hanno sfilato a piazza San Giovanni a Roma, lo scorso mese di dicembre, che non vogliono più essere governati da Romano Prodi. Si tratta, in entrambi i casi, di richieste legittime e democratiche che un governo serio, e con a cuore i problemi della gente, non può non prendere in considerazione. Ma il fatto è che questi dell’Unione sono come Dottor Jekyll e Mister Hyde, perché di giorno scendono in piazza nei cortei pacifisti e di notte inciuciano e tramano nei palazzi del potere, che peraltro si guardano bene dall’abbandonare. Della politica estera, e degli impegni assunti dall’Italia in campo internazionale, così come delle tasche dei cittadini, al tempo in cui vararono la finanziaria “lacrime e sangue”, non gliene importa proprio nulla. Ecco perché, ma siamo sempre ben disposti a ricrederci, non ci aspettiamo che il Governo cada né a seguito del dibattito al Senato né sulla missione in Afghanistan. Sono troppo ben piazzati i leader dell’Unione per buttare a mare tutte le poltrone e strapuntini istituzionali conquistati negli ultimi tempi. Del resto ci vuole poco ad accontentare il popolo della sinistra: qualche manifestazione pacifista qua e là, un po’ di cagnara in Parlamento, la suspance al Senato (dove ogni tanto qualche esponente della sinistra radicale fa finta di abbaiare ma poi torna manso più di prima), un pizzico di ostruzionismo in Consiglio dei Ministri e il gioco è fatto. Il giorno dopo si ricomincia: l’importante è tirare a campare e non mollare mai la poltrona.
Tratto da LA PADANIA del 21 febbraio 2007