Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, gennaio 23, 2007

NON ABBASSIAMO LA GUARDIA

di Giacomo Stucchi

Ormai li conosciamo, ci hanno abituato a continue accelerazioni, seguite da altrettanti dietro front, che hanno reso l’azione del governo tanto velleitaria quanto ridicola. Anche sull’annunciata riforma della pubblica amministrazione (come del resto avevamo previsto nel nostro intervento del 21 scorso su la Padania) l’Unione dimostra la sua vocazione al suicidio politico. Tra le tante contraddizioni della riforma, né i sindacati né i dipendenti pubblici hanno capito, per esempio, se la mobilità è automatica o volontaria. Perché il ministro per le Riforme, Luigi Nicolais, i giorni pari propende per la prima ipotesi, mentre quelli dispari per la seconda. Forse qualcuno dovrebbe spiegargli che le riforme dovrebbero servire a migliorare e non a complicare la vita delle persone. Ma per un fallimento annunciato, un efficace riforma della pubblica amministrazione è impossibile senza federalismo, c’è già pronta un altra chicca. Che potrebbe arrivare già col prossimo Consiglio dei ministri con all’ordine del giorno il nuovo pacchetto di liberalizzazioni. Che però è verosimile non riguarderanno i settori importanti, che andrebbero veramente liberalizzati, come quelli dei servizi essenziali ai cittadini, ma qualche altra categoria che come al solito il ministro Bersani uscirà dal cappello. Chissà, forse questa volta saranno presi di mira gli antennisti, oppure i gommisti. Con queste premesse è veramente difficile prendere sul serio qualsiasi ipotesi di dialogo tra maggioranza e opposizione. Eppure, con il nuovo anno una parte dell’opposizione, segnatamente quella che fa riferimento all’Udc, ha deciso di venire allo scoperto e offrire pubblicamente la propria disponibilità al Governo sul terreno delle riforme economiche. In particolare il leader dell’Udc Casini, in un articolo pubblicato sul Corsera, ha messo nero su bianco le ipotesi di questo percorso. Tuttavia, se da un lato l’uscita dell’ex presidente della Camera ha il pregio della trasparenza, dall’altro non si può non essere scettici di fronte ad un apertura di credito nei confronti di interlocutori che invece, questa fiducia, ogni giorno dimostrano di non meritarla. Certo, altro discorso sarebbe se la sortita dei centristi fosse mirata a sostituire una parte della coalizione nella compagine governativa. Ma questa è un ipotesi che neppure prendiamo in considerazione, perché prima ancora che ciò avvenga avremmo gridato già mille volte di andare alle urne. Le elezioni, infatti, restano forse l’unico vero punto di svolta per uscire dall’impasse nella quale Prodi e compagni ci hanno cacciato; anche per evitare magre figure sullo scacchiere internazionale, come quella che la sinistra radicale sta meditando di far fare al Governo negandogli l’appoggio per il rifinanziamento della missione in Afghanistan dei nostri soldati. Un no di comunisti italiani, verdi e Rifondazione comunista, soprattutto al Senato dove, anche in occasione dell’ultimo voto di fiducia, la maggioranza è rimasta tale solo grazie all’apporto dei senatori a vita, potrebbe far cadere Prodi, ma si tratta di un eventualità troppo bella per essere vera. Sono in pochi infatti a ritenere che la politica estera possa essere la buccia di banana sulla quale il presidente del Consiglio, e con lui i suoi ministri, rischiano di scivolare rovinosamente. E allora? Allora, nell’attesa che arrivi il momento della resa dei conti elettorale, meglio attrezzarsi per una opposizione senza sconti, che denunci all’opinione pubblica le malefatte del Governo, che renda evidente a tutti, più di quanto già non lo sia, come col centrosinistra a Palazzo Chigi non si va da nessuna parte. Ma tutto questo non basta. Come non manca di ammonire in ogni occasione il nostro segretario federale Umberto Bossi, occorre anche vigilare sulla legge elettorale. La sensazione infatti è che il Carroccio potrebbe trovarsi tra due fuochi, quello di un Governo nemico del federalismo (che comunque verrà spazzato via dal popolo alle prossime elezioni) e quello, molto più pericoloso, di un sistema trasversale agli schieramenti che finge di voler cambiare le cose mentre invece mira a mantenere lo status quo, magari andando a votare con una nuova legge truffa che taglia fuori dal Parlamento un movimento scomodo come la Lega Nord. E’ evidente quindi che, al di là delle sorti dell’esecutivo, la posta in palio è molto alta ed è per questo che non dobbiamo abbassare la guardia.