Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, maggio 11, 2006

L’UNIONE NELLA TRADIZIONE COMUNISTA

di Giacomo Stucchi

Se l’elezione del Capo dello Stato può dirsi archiviata dal punto di vista istituzionale, nel senso che sono state espletate tutte le procedure previste dalla nostra Costituzione, altrettanto non può dirsi sul piano politico dove rimangono al momento aperte una serie di questioni. In primo luogo, sul metodo unilaterale scelto dal centrosinistra per individuare il candidato alla Presidenza. E’ ormai chiaro infatti a tutti i cittadini come una elezione parlamentare super partes, qual è stata negli ultimi anni quella del presidente della Repubblica, è stata invece utilizzata dall’Unione per mettere a posto tutte le caselle del potere dopo la risicata vittoria alle Politiche dello scorso aprile. Le tre maggiori cariche istituzionali dovevano essere spartite tra le tre maggiori componenti della coalizione e così è stato; non restava spazio quindi per “garanzie istituzionali” o scelte bipartisan. Per la verità già all’indomani delle elezioni politiche eravamo certi che le cose sarebbero andate esattamente così e quindi non abbiamo avuto sorprese a riguardo. Anche perché bisogna considerare che se Prodi non fosse riuscito a mettere gli uomini più rappresentativi dell’Unione ai vertici del potere non avrebbe poi avuto modo di accontentare le altre compenti minori che, da Mastella a Pecoraro Scanio, dalla Bonino a Di Pietro, sono già da un mese dietro la porta del Professore a rivendicare la loro poltrona. Quindi non poteva che andare così anche se, e veniamo al secondo punto, il comportamento del centrosinistra appare istituzionalmente scorretto almeno per due ragioni: a) la risicatissima vittoria elettorale b) la necessità di fare ulteriori verifiche sui risultati elettorali. Immaginiamo infatti per un momento che le Commissioni parlamentari competenti, sia pur tra un po’ di tempo, diano ragione alle istanze della Cdl per la quale esistono fondati, seri e incontrovertibili motivi per ritenere che la vittoria attribuita all’Unione per una manciata di voti sia quanto meno discutibile. Ebbene, non sfugge a nessuno la grave crisi istituzionale che ne deriverebbe. Ma c’è un altro aspetto politico che vale la pena di considerare e che sono certo diventerà il leit motiv delle prossime settimane: il ruolo dell’opposizione, ovvero l’atteggiamento che la Cdl ha già assunto fuori e dentro il Parlamento per far emergere, e non ci vuole poi tanto, tutte le contraddizioni che prima o poi faranno deflagrare questa aleatoria maggioranza. In altre parole, è stato rimproverato al centrodestra di aver scelto, già nei primi passaggi istituzionali della legislatura, il muro contro muro nei rapporti con la maggioranza di governo. A questi pacificatori dell’ultima ora vorrei ricordare che nel 2001 la vittoria di Berlusconi, nonostante non ce ne fosse alcun motivo dato il chiaro risultato delle urne, non è mai stata pienamente legittimata e riconosciuta dall’altra parte politica. Tanto è vero che in tutti i cinque anni di governo non c’è mai stato un provvedimento, anche il più semplice e lineare, sul quale il centrosinistra non abbia fatta una feroce opposizione, alzando sempre le barricate. Ora, si può essere più o meno d’accordo con la politica di un governo ed è comprensibile che gli si vada contro se non lo si condivide politicamente, ma ciò che appare irresponsabile è mettere in secondo piano l’interesse del Paese rispetto alle esigenze di parte. Per cinque anni l’Unione, pur di salvaguardare l’apparente unità della coalizione, si è messa sotto le scarpe il bene dei cittadini quando si trattava di difenderlo; come per esempio nel caso delle nostre missioni di pace all’estero o quando si trattava di fare quelle riforme che, piacciano o meno, dovranno comunque essere fatte se non si vuole mandare tutto alla malora. L’essersi accaparrate tutte le poltrone, senza rispettare l’altra metà del Paese che non ha votato Prodi e compagni, ha quindi rispettato a pieno la tradizione comunista di occupazione del potere. Il guaio è che siamo solo all’inizio.