Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

mercoledì, aprile 26, 2006

COSA SI DIRANNO A PALAZZO CHIGI?

di Giacomo Stucchi

Si è già perso il conto delle gaffe commesse da Romano Prodi ancora prima di mettere piede a Palazzo Chigi. La prima e più clamorosa è stata fatta ad urne ancora aperte nell’incredibile notte elettorale. Il Professore ha annunciao “urbi et orbi” la vittoria ma mancavano ancora i dati definitivi al Senato mentre alla Camera era del tutto evidente la rimonta della Cdl. Poi è stata la volta del rifiuto della proposta di collaborazione, per niente condivisa dal Carroccio, offerta dal premier Berlusconi in considerazione a) della vittoria di stretta misura b) dell’incertezza del risultato. Anche in questa occasione il Professore ha reagito con veemenza verso il presidente del Consiglio in carica con uno sprezzante “se ne deve andare a casa”. Poi è cominciato lo spettacolo dell’accaparramento delle poltrone. Prodi probabilmente aveva promesso da tempo al segretario di Rifondazione comunista Bertinotti la presidenza della Camera in cambio del suo impegno a non fare brutti scherzi al futuro governo di centrosinistra. Chissà quante volte in questi anni Prodi avrà ripensato a quella volta quando il partito della Rifondazione comunista lo disarcionò dal governo costringendolo alle dimissioni che spianarono poi la strada di Palazzo Chigi a Massimo D’Alema. Ebbene, quella esperienza il Professore non l’ha proprio dimenticata e così, ora che la sorte lo ha riportato in auge, non vuole commettere lo stesso errore. Per avere la fedeltà del Comandante Fausto, il presidente del Consiglio in pectore già da tempo gli aveva ceduto la presidenza di Montecitorio. Ma allora perché tante chiacchiere con i Ds? Possibile che Fassino, che non consente a Prodi di muovere un dito senza il suo permesso, non ne sapesse nulla di questa promessa? Noi crediamo che le cose siano andate diversamente. E’ molto probabile che il segretario dei Ds sapesse perfettamente della presidenza della Camera a Bertinotti, e probabilmente era anche d’accordo, il fatto è che il responso delle elezioni del 9 e 10 aprile scorsi non è stato proprio quanto di meglio si aspettassero dalle parti dell’Unione. Del resto era da parecchi mesi che presunti sondaggi davano la Cdl sotto di quattro o addirittura cinque punti percentuali. Con una vittoria del genere è verosimile che l’organigramma di Prodi prevedesse un Ds, probabilmente Massimo D’Alema, al Quirinale; con buona pace della tradizione che vorrebbe sul colle più alto un personaggio al di sopra delle parti. Ma così non è stato. La vittoria, sempre ammesso che ci sia alla fine di tutte le verifiche, è stata di soli ventiquattromila e passa voti alla Camera e questo non consente di portare a casa il “bottino” istituzionale ipotizzato. In più, a complicare ulteriormente le cose, ci si è messa pure la maggioranza sul filo di lana al Senato dove anche Marini, presidente designato a Palazzo Madama, potrebbe avere un percorso né facile né scontato. Complice anche la circostanza che a contendergli il posto c’è Giulio Andreotti, proposto dalla Cdl proprio per sparigliare i programmi, che qualche simpatia può averla anche nelle fila del centrosinistra. Infine Prodi continua a rimandare al fatidico programma elettorale tutte le volte che, come è ovvio che sia, i giornalisti gli chiedono cosa intende fare una volta varcata la soglia di Palazzo Chigi. Lui continua a dire che nel programma ci stanno tutte le risposte ma intanto, tra Bertinotti che vuole “ridimensionare” Mediaset e Pecoraro Scanio che intende ritirare immediatamente il nostro contingente di pace dall’Iraq, ognuno va dalla propria parte. Tanto che viene da chiedersi: ma questi qui una volta seduti al tavolo della presidenza del Consiglio cosa si diranno mai?