Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

venerdì, aprile 07, 2006

PRODI, MA CHI LO CAPISCE?

di Giacomo Stucchi

Prodi, dopo aver trovato alla sua coalizione un nome dall’appeal molto discutibile, farebbe bene a trovargli almeno uno straccio di programma condiviso”. (la Padania, 10 marzo 2005). Il virgolettato è del sottoscritto e risale ad un anno fa, ma potrebbe andare benissimo per le cronache politiche di questo scorcio di campagna elettorale perché tutte le perplessità manifestate all’epoca si stanno puntualmente verificando. Per la verità non è che ci volesse molto a prevedere che l’Unione prima o poi sarebbe implosa ma forse non si pensava che questo potesse accadere ancora prima di andare a votare il prossimo 9 e 10 aprile. Il paradosso è che la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata versata nella trasmissione tv Ballarò, di certo la più schierata col centrosinistra. Già nei giorni scorsi il ministro dell’Economia Giulio Tremonti aveva chiaramente fatto emergere le incongruenze del programma fiscale varato da Prodi e compagni, dimostrando che una riduzione del famigerato cuneo fiscale di cinque punti percentuali, nel primo anno di governo, avrebbe potuto realizzarsi soltanto con un forte inasprimento della pressione fiscale a danno di tutti i cittadini. Ma è stata la performance di Bertinotti in casa Floris a scoperchiare il vaso di Pandora: “si potrebbe ripristinare una tassa di successione con una soglia di 350 milioni di lire”, ha detto con chiarezza il segretario di Rifondazione Comunista. In pratica, con l’Unione al governo la maggior parte delle famiglie sarebbero da subito nel mirino del fisco che punterebbe sulla loro casa per impinguare le casse dello Stato; sul bene più amato dai cittadini il programma del centrosinistra prevede anche la revisione degli estimi catastali e quindi l’aumento di Irpef e Ici. Tanto è bastato per mettere in fibrillazione i contribuenti. Ha un bel da fare adesso Prodi, costretto in questa vigilia elettorale a passare il tempo più a spiegare cosa non farà una volta al governo anziché ciò che dovrebbe fare, per convincere gli elettori che con lui al governo non ci saranno “lacrime, sudore e sangue”. E già, perché la frittata ormai è bella che servita e gli elettori, soprattutto quelli che sino a ieri pensavano di votare per il centrosinistra, si stanno rendendo conto che dietro a termini come “armonizzazione delle imposte”, ovvero la nuova tassazione sulle rendite finanziare che l’Unione vorrebbe introdurre, in realtà ci sta la fregatura. Maldestro anche il tentativo di uscire da questo bailamme sostenendo, come ha fatto il professore in tv ospite dell’Annunziata, che sulla tassa di successione si è trattato di un errore di comunicazione tra lui e Bertinotti. Un affermazione di questi tipo anziché chiarire l’equivoco versa nuova benzina sul fuoco, e pone nuovi inquietanti ombre sulla capacità della coalizione del centrosinistra di saper affrontare le sfide di governo. Perché un conto è non capirsi in campagna elettorale, un altro quando bisognerà fare sul serio: governare un Paese significa soprattutto prendere delle decisioni, ogni ora e ogni giorno. Se questi dell’Unione non si intendono nemmeno sui fondamentali di un ipotetico programma di governo, cioè le tasse, immaginate un po’ su tutto il resto. Guarda caso infatti nuovi problemi arrivano anche su altri fronti, come quello del lavoro, con le ultime dichiarazioni del presidente di Confindustria Montezemolo che sulla riforma voluta dalla Cdl, la cosiddetta legge Biagi, è stato esplicito:“Non si tocca e anzi va completata”. Eppure, sull’eliminazione della nuova normativa Prodi aveva puntato per far contenti i sindacati. Adesso dirà di non essersi capito neppure con loro?