Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

lunedì, marzo 13, 2006

LE NEFASTE CONSEGUENZE DI UN GOVERNO PRODI

di Giacomo Stucchi

Mano a mano che si procede in questa campagna elettorale, che i più nel centrosinistra ritengono inutile dal momento che guardano al voto come ad un passaggio scontato a loro favore, i cittadini scoprono nuovi preoccupanti dettagli del programma di Prodi. Molti sondaggi, divulgati per lo più da organi di informazione vicini o addirittura schierati con l’Unione, danno per favorito il Professore ma noi riteniamo che, ancorché condotti a regola d’arte, i sondaggi servono al massimo a fotografare la situazione in un preciso momento ma non possono in alcun modo prevedere cosa accadrà nei prossimi giorni. Adesso che tra l’altro il candidato a premier del centrosinistra è costretto a gettare la maschera, poco a poco gli elettori scoprono come è riuscito a tenere insieme Bertinotti e Rutelli, Di Pietro e Diliberto: la ricetta, molto semplice e “dimagrante” per le tasche dei cittadini, è a base di una gustosa tassazione sulle rendite; preceduta da prelibata revisione degli estimi catastali (con conseguente aumento delle tasse per tutti i proprietari di immobili); seguita da una raffinata reintroduzione della tassa di successione e da una riduzione delle pensioni. Quest’ultime, come è noto, vengono infatti pagate coi contributi dei lavoratori. Ora, ridurre drasticamente il costo del lavoro, come ha annunciato di voler fare Prodi, significa da un lato alleggerire i suddetti contributi ma, dall’altro lato, avere meno soldi per pagare le pensioni. Poiché due più due fa sempre quattro, ci spiega il Professore come fa a diminuire il costo del lavoro senza intaccare le pensioni? Non c’è che dire, si tratta di un bel rebus. Che si arricchisce, peraltro, della creazione già annunciata di nuovi ministeri, nuovi organismi per il controllo dei conti pubblici, e della totale marcia indietro sul fronte del federalismo istituzionale e fiscale. Insomma, se mai Prodi dovesse varcare la soglia di Palazzo Chigi ad attendere i cittadini ci sarebbero subito lacrime, sudore e sangue, oltre che un ritorno al passato di almeno cinque anni sul fronte delle riforme. Badate bene, non facciamo demagogia ma diciamo semplicemente come stanno le cose. Se negli anni Novanta il centrosinistra ha messo in difficoltà questo Paese portandolo nella moneta unica a condizioni tra le più svantaggiose possibili, negli anni Duemila il programma è di gran lunga peggiore: far ritornare alla grande il centralismo, lo statalismo e tutti gli annessi e connessi che in passato hanno fatto si che il nostro debito pubblico non avesse rivali al mondo. Questa è la verità, altro che sondaggi. Gli effetti negativi di questa sciagurata prospettiva sono già in atto con l’esodo dei capitali finanziari che stanno prendendo il largo dal nostro Paese dove, se vince Prodi, si prevede una tassazione al venti per cento. I burocrati di Bruxelles, dal canto loro, stanno già fregandosi le mani perché sanno che con Prodi al governo avranno nuove mucche da spremere in nome di un Unione europea che toglie ai più per dare ai pochi; che tutela gli agricoltori francesi e se ne frega delle nostre piccole e medie imprese, abbandonate a loro destino e costrette a competere con merci cinesi taroccate; che si proclama liberale, salvo poi tenere ingessate le economie degli Stati membri entro parametri tanto illiberali quanto inutili; che si professa solidale coi più deboli, e poi invece fa finta di non vedere gli sbarchi dei clandestini sulle spiagge della Sicilia e della Puglia. Non sono da meno inoltre le aspettative dei criminali di ogni sorta che plaudono alla politica della sinistra indifferente alle istanze dei cittadini, che chiedono maggiore sicurezza, e disposta invece a comprendere sempre e comunque le ragioni di chi viola la legge.