CREDIBILITA' E LEADERSHIP DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA
di
Giacomo Stucchi
Il Senato americano ha approvato la più importante
riforma fiscale degli ultimi decenni che
prevede, tra l’altro, una drastica riduzione della pressione fiscale per le
imprese. Sempre negli Stati Uniti è arrivata, inoltre, la decisione della Corte
Suprema con la quale il massimo organo della giustizia americana ha sbloccato
l’applicazione del Muslim Ban. Si tratta del decreto firmato dal presidente Donald
Trump quando, appena insediato, aveva mantenuto la promessa di congelare
l’ingresso nel Paese ad alcune nazionalità ritenute a rischio terrorismo, ma il
suo provvedimento era stato bloccato da alcune sentenze dei livelli inferiori
della magistratura. Siamo certi che adesso le due misure finalmente in vigore
daranno presto i loro frutti sul fronte dell’economia, del benessere e della
sicurezza per tutti gli americani. I provvedimenti adottati da Trump costituiscono inoltre un esempio di impegni elettorali mantenuti e
rafforzano la leadership del presidente americano. Tutto il contrario, insomma,
di quanto accaduto nel nostro Paese con
l’ex premier, Matteo Renzi, che prima
ha annunciato di ritirarsi dalla politica in caso di sconfitta al
referendum sulla riforma costituzionale e poi, dopo la batosta elettorale, ha
continuato imperterrito a rimanere nell’agone politico. Un fatto che la dice
lunga sulla credibilità del personaggio. E
infatti, più si avvicina il voto per le elezioni politiche e più il
carro governativo e istituzionale renziano si svuota. Dai manager agli
intellettuali, dagli imprenditori agli opinion-makers, sono sempre di più coloro che
si dichiarano insoddisfatti dell’ex premier e per questo non più
intenzionati a rinnovargli la loro fiducia. Ma c'è di più. La scissione nel Pd
ha dato luogo a un fermento in tutte quelle forze politiche che si collocano
alla sinistra di quel partito, con il
risultato che i primi a non essere soddisfatti dell’esperienza governativa dem
sono gli stessi coi quali Renzi ha tentato in tutti i modi di costruire
un’alleanza elettorale. La risposta al
segretario del Pd di una parte significativa della sinistra è stata, quindi,
quella di salutare l’ex premier e
andarsene per la propria strada,
costituendo una nuova formazione politica guidata dal presidente del Senato Pietro
Grasso. Un fatto che di certo nel Pd
lascerà il segno alle prossime elezioni politiche e non solo.
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