Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, novembre 28, 2017

LE CONTRADDIZIONI DEL PD E QUEL NO CHE RITORNA

di Giacomo Stucchi

Davvero non si capisce come Renzi possa pensare di continuare a prendere in giro gli elettori. Anche i più ingenui, infatti, hanno capito che al segretario del Pd non interessa un bel nulla delle priorità dei cittadini ma solo tentare di trovare un minimo comune denominatore, dal biotestamento allo ius soli, per una nuova armata Brancaleone di centrosinistra da presentare agli elettori alle elezioni della prossima primavera. Ma si tratta solo di un vano tentativo che la dice lunga, peraltro, sulle gravi difficoltà che l’ex premier e i suoi alleati incontrano ogni giorno di più nel cercare di essere credibili agli occhi dell’opinione pubblica. La verità è che dicono di voler attuare politiche di sinistra ma non riescono a mettere in campo serie misure di contrasto alla povertà, si dichiarano a favore dello sviluppo ma gli investimenti languono, si vantano tanto per aver approvato il Jobs act ma poi sono gli artefici dello smantellamento dei diritti dei lavoratori, sproloquiano sui temi della sicurezza ma lesinano risorse al comparto preposto a garantirla, promettono pensioni anticipate ma litigano sulle categorie sociali che ne dovranno beneficiare. Insomma, queste e molte altre sono le contraddizioni del Pd. Di un partito e della sua classe dirigente che, dopo più di un lustro nella stanza dei bottoni e una diuturna lotta per la conquista di un posto al sole, vorrebbe fare credere di poter continuare a guidare il Paese. Una circostanza che, ne siamo certi, non si ripeterà alle prossime elezioni. Per la semplice ragione che non esiste un progetto di governo della coalizione di centrosinistra serio e credibile. Un fatto corroborato da un sondaggio secondo il quale, ad un anno dal referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, il cui esito ha determinato le dimissioni del governo Renzi, lo scenario rimarrebbe immutato, con i contrari che prevarrebbero nettamente attestandosi a 61% (contro il 59,1% di 12 mesi fa). Segno evidente di quanta poca fiducia hanno i cittadini nel Pd e nel suo segretario.