Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, maggio 16, 2017

UN PAESE ALLA DERIVA




di Giacomo Stucchi

Mentre il premier Paolo Gentiloni in conferenza stampa a Pechino, al termine della missione in Cina, chiarisce che sulla vicenda della sottosegretaria Boschi “non ci sono novità e non ci sono certamente implicazioni per il governo”, ci sono eccome, invece, degli effetti negativi dell'azione dei governi a guida Pd sui nostri conti pubblici. I dati di Bankitalia, infatti, che non possono essere smentiti dalla propaganda, certificano a marzo un nuovo record del debito pubblico: 2.260 miliardi di euro. Una cifra stratosferica che supera i 2.217 miliardi di euro di febbraio, che erano già stati indicati come soglia mai raggiunta. Come se non bastasse calano gli investimenti degli stranieri nei titoli di Stato e aumentano, però, le entrate tributarie. Insomma, per gli investitori il nostro rimane un Paese dal quale tenersi alla larga.

Per scongiurare il poco invidiabile record sul debito pubblico i governi fotocopia Renzi-Gentiloni, e in primi luogo il loro ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, non hanno fatto nulla; con buona pace dei tanti propositi sulla riduzione del debito e le tante promesse fatte in tal senso ai partner europei. Logico, quindi, che a Bruxelles guardino con sospetto ai nostri conti pubblici. Soprattutto alla luce della cosiddetta flessibilità concessa nel 2016 e legata principalmente all’impegno, puntualmente disatteso, dell’allora governo Renzi di aumentare gli investimenti rispetto al 2015.

La sensazione è che tutti i nodi stanno venendo al pettine e fanno anche capire perché l'ex premier ha tanta fretta di andare a votare. A differenza della Lega Nord, infatti, che vuole le urne per rispetto ai cittadini e alle loro sacrosante aspettative di un governo legittimato dal voto popolare, Renzi potrebbe volere il voto presto solo per scansare i suoi fallimenti, soprattutto in economia, prima che gli stessi siano conclamati. Magari a seguito di una significativa manovra economica nel prossimo autunno che, per forza di cose, non potrà contenere quegli “effetti speciali” coi quali in campagna elettorale l’ex premier ha sempre cercato di lisciare il pelo agli elettori. Anche i dati sul Pil dei primi tre mesi del 2017, del resto, non sono di certo entusiasmanti, soprattutto se paragonati a quelli degli altri Paesi europei. Mentre la crescita del Pil, per lo stesso periodo, è dello 0,5% nella media dell'Eurozona, la stessa si ferma allo 0,2 % nel nostro Paese. Solo la Grecia va peggio dell’Italia.