PD E ALLEATI GIA' PRONTI ALLA ROTTAMAZIONE DI RENZI
di Giacomo Stucchi
Dopo la sonora bocciatura avuta con il voto nelle città Matteo Renzi non ha
più nessuna certezza. I suoi nemici all’interno del Pd non lo temono più, e
sono già venuti allo scoperto, mentre i suoi adulatori potrebbero presto
cambiare atteggiamento qualora questo si rendesse necessario per salvare la loro
poltrona. Perché se è molto probabile la fine della fase ascendente della
parabola renziana, soprattutto in assenza di significativi risultati sul fronte
economico, come del resto certificato anche dalla relazione della Corte dei
Conti, è invece certo che nella fase discendente saranno in molti, nel Pd e
negli alleati di governo, a cambiare registro. Si cominciano allora a valutare
le possibili contromisure per restare a galla. Come quella di “sganciare” le
sorti del governo, e persino quelle politiche personali del premier, dall’esito
del referendum costituzionale. Il cui epilogo, sino a qualche mese fa, era dato
per scontato a Palazzo Chigi nel senso dell’approvazione della riforma; ma oggi
non è più così. Nonostante l’occupazione mediatica delle ragioni del Sì, che di
fatto falsano il principio democratico di pari accesso all’informazione,
nessuno oggi nel governo metterebbe la mano sul fuoco sul passaggio della
riforma Renzi-Boschi. Anzi, con il passare dei giorni e delle settimane, le
ragioni del No sembrano prevalere nell’opinione pubblica e con esse i timori di
ministri e alleati di governo. Ma una simile giravolta politica, che smentirebbe
tutte le dichiarazioni e gli annunci fatte dal premier sul legame indissolubile
tra il suo futuro politico e la riforma costituzionale, sarebbe troppo anche per
un uomo politico disinvolto come Renzi. La sensazione, però, è che qualora
nei prossimi giorni o settimane i sondaggi sul referendum costituzionale
dovessero confermare o incrementare il trend negativo per il fronte del Sì
allora al presidente del Consiglio potrebbe anche non bastare “rinnegare” il
connubio tra l’esito referendario e il suo destino politico, perchè a quel
punto forse sarebbero i suoi stessi alleati di governo e il suo stesso partito a
rottamarlo senza indugi.
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