RENZI TRA LE NUVOLE
di Giacomo Stucchi
L’inaugurazione di un’opera eccezionale frutto dell’ingegneria del nostro
Paese, la nuovissima funivia Skyway sul Monte Bianco, è stata per il premier una
tentazione troppo forte. In caduta libera nei sondaggi il segretario-presidente
spera di risalire la china mettendoci la faccia in un’opera iniziata ben prima
dell’avvento del suo governo. Speriamo almeno che tra le nuvole Renzi abbia
almeno trovato la bussola per il suo governo visto che, dalla riforma sulla
scuola ai decreti attuativi della delega fiscale, la confusione regna sovrana.
Proprio in cima al Monte Bianco, conversando con la stampa, il premier ha tra
l’altro detto una cosa condivisibile, “l'edilizia da sola vale più della metà
dei posti di lavoro persi”, insieme a un’altra incomprensibile, “ma il settore
non è ancora ripartito, vedremo se facendo ripartire l'edilizia il Pil fa il
salto". Ma di quale salto parla? Attualmente la casa porta nella casse dello
Stato la cifra monstre di 50 miliardi di euro che il governo non si è
minimamente preoccupato né di calmierare né di razionalizzare. Ma su questo
fronte la confusione è ancora maggiore rispetto a prima, perché la maggior parte
dei Comuni ha adottato le stesse aliquote Tasi e Imu dell’anno scorso, salvo
conguaglio con la rata di dicembre 2015, a causa dell’incertezze sui
trasferimenti delle risorse. Insomma oggi è davvero difficile sapere
esattamente quanto si dovrà pagare di tasse sulla propria abitazione nell’anno
in corso. Per non parlare poi dell’annunciata “rivoluzione” del catasto
immobiliare. All’imprescindibile principio dell’invarianza di gettito futuro non
crede nessuno. Tutte le simulazioni disponibili dicono infatti che se si dovesse
procedere con la riforma più volte annunciata da Palazzo Chigi i valori
catastali delle case (di tutte, non solo quelle di pregio o dei centri storici)
schizzerebbero a livelli stratosferici; e di conseguenza le tasse che i
proprietari degli immobili pagano anche in modo spropositato dopo i balzelli
introdotti dai governi Monti, Letta e Renzi.
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