NON SI GOVERNA PER ISTINTO
di Giacomo Stucchi
Da un governo e da un premier che non sono riusciti a far valere la voce del
nostro Paese in Europa, per metterlo a riparo dalle disastrose conseguenze della
migrazione di massa incontrollata, non c’è da aspettarsi granché nemmeno sul
fronte delle conseguenze economiche che la crisi greca potrebbe comportare.
Comunque vadano le vicende all’ombra del Partenone il governo di Renzi sembra
proprio che non faccia parte della partita, tanto è irrilevante l’attuale peso
di Palazzo Chigi nelle dinamiche europee e negli scenari internazionali. In tal
senso il tentativo del segretario-presidente di lanciare a mezzo stampa messaggi
rassicuranti all’opinione pubblica, sul futuro dell’economia nel nostro Paese
anche in caso di un precipitare degli eventi in Grecia, presenta pochissime
luci e molte ombre. "L' Italia è già fuori dalla linea del fuoco. Abbiamo
iniziato un percorso coraggioso di riforme strutturali, l'economia sta tornando
alla crescita e l' ombrello della Bce ci mette al riparo: tre caratteristiche
che rendono questa crisi diversa da quella di quattro anni fa", sostiene Renzi
in un'intervista a Il Sole 24 Ore. Delle tre cose citate però solo l’ultima,
ovvero il Qe dovuto alla politica monetaria di Mario Draghi, è fondata; tutto il
resto sembra scivolare più sul piano della propaganda che non dei fatti
concreti. A cominciare dal Jobs act (i dati dell’Istat fotografano ancora
un’occupazione ferma al palo) le riforme delle quali parla il presidente del
Consiglio non producono effetti significativi oppure sono ancora in mezzo al
guado. Anche sulla scuola, riformata grazie al ricorso all’ennesimo voto di
fiducia in Parlamento, problemi, malumori e contestazioni sono all’ordine del
giorno. La verità è che Renzi continua a governare d’istinto, convinto che il
suo “fiuto” politico sia sufficiente a portarlo avanti; ma non è così e il
crollo nei sondaggi della sua popolarità dimostra che i cittadini non ripongono
in lui grande fiducia.
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