ALTRO CHE CRESCITA, CON RENZI ANCORA SUCCUBI DELL'UE
di Giacomo Stucchi
Le misure del governo annunciate nel Def non cambieranno la situazione
economica e sociale del Paese, che rimane da allarme rosso. Il premier cerca di
sfruttare l'attenzione mediatica che gli sta costantemente addosso ma i dati
parlano chiaro e dicono che l’effetto sul Pil della riduzione dell’Irpef,
unitamente ai tagli previsti dalla spending review, inciderà per un misero 0,1 %
nell’anno in corso, per arrivare allo 0,6 nel 2017-18. Che tradotto dai numeri
ai fatti significa che il cosiddetto “effetto Renzi”, ovvero la scossa alla
nostra economia, che ancora oggi non accenna a riprendersi davvero, non c’è e
non ci sarà neppure nei prossimi anni. Certamente non con questo governo.
Anche sul fronte fiscale, del resto, le cose non andranno certo meglio. Basti
pensare, per esempio, alla conferma per i prossimi tre anni della tassazione
immobiliare, nata come provvisoria con Monti e resa definitiva da Letta, pur
essendo ormai accertato che per superare la crisi economica è importante far
funzionare l'edilizia e tutti i comparti a essa collegati. In ossequio al
rigorismo imposto da Bruxelles, ma anche nel solco delle politiche economiche
dei governi degli ultimi tre anni, le previsioni di Palazzo Chigi indicano
chiaramente che la crescita economica e le misure in grado di creare davvero
nuovi posti di lavoro resteranno soltanto una chimera. Dopo settimane di
mirabolanti promesse fatte dal premier e dal suo entourage, il governo quindi
scopre le carte anche se non del tutto. Perché le dichiarazioni di Renzi, che
scongiurano la necessità di una manovra correttiva, non ci tranquillizzano per
nulla. Non vorremmo infatti che dopo gli esodati della Fornero e l’Imu di
Letta, anche il bonus di 80 euro, nella busta paga di alcuni lavoratori, si
traduca poi nell’ennesimo bidone della sinistra a danno di tutti i
cittadini.
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