LE SOLUZIONI ALLA CRISI ESISTONO MA SERVONO CORAGGIO E DETERMINAZIONE
di Giacomo Stucchi
Porre al centro del dibattito la questione dell’elezione del capo dello Stato è fuorviante per l’agenda politica ma anche deleterio per l’economia. Sul piano politico e istituzionale, infatti, la priorità assoluta è data dalla modernizzazione di altre istituzioni che passa, in primis, dalla fine del bicameralismo perfetto, dal Senato federale, dal dimezzamento dei parlamentari oltre che da una ridistribuzione delle competenze fra governo centrale ed enti locali. Ciò al fine di superare una serie di controversie in sede di Corte Costituzionale, frutto anche dell’eredità lasciata da un infelice riforma del Titolo V della Costituzione, voluta a suo tempo dal centrosinistra, fonte di un caos amministrativo senza fine. Ma il dibattito sull’elezione del capo dello Stato è fuori luogo ancheperchè distrae governo e parlamento dalle uniche cose che in questo momento meritano attenzione: lavoro e riduzione della pressione fiscale. In tal senso le cose non vanno certo bene. Troppo attendista e rinunciataria, per esempio, la posizione del governo sull’Imu, che vogliamo venga soppressa sulla prima casa senza però mettere in difficoltà i comuni, e nessuna alternativa al previsto incremento dell’Iva dell’1%, che, se confermato, porterà ad un inevitabile aumento dei prezzi, all’ennesimo crollo della domanda e quindi ad un nuovo calo della produzione con ripercussioni negative sul Pil. Sul lavoro, poi, meglio investire sugli sgravi fiscali completi per chi assume, giovani ma non solo, piuttosto che continuare a finanziare solo ammortizzatori sociali che lo Stato non potrà di certo garantire sine die. Ma il governo, sino ad oggi, ha pensato bene di non decidere su nulla di determinante e così le sue incertezze alimentano una situazione di stallo dalla quale, al momento, non si vede via d’uscita. Eppure le soluzioni ci sarebbero. Basti pensare ai costi standard nella sanità, con conseguente gettito previsto tra i nove e i dodici miliardi di euro, o ai tagli alla spesa pubblica ma in modo circostanziato e mirato. Occorre però più coraggio da parte del governo ma anche il definitivo abbandono di certe posizioni preconcette e ideologiche, come quelle della sinistra nei confronti del federalismo fiscale.
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