FINALMENTE MONTI A CASA!
di Giacomo Stucchi
L'astensione del Pdl sull'ennesima fiducia posta
dal governo costituisce un indiscutibile fatto politico che, sul piano
istituzionale, comporta come conseguenza immediata le dimissioni del premier. In
un sistema democratico quando la fiducia del Parlamento viene meno non ci sono
più attenuanti per un governo: deve semplicemente andare a casa. Né lo spread né
altre emergenze varie possono quindi consentire a Monti di rimanere a Palazzo
Chigi un minuto di più. Le regole della democrazia non ammettono deroghe,
neppure nei confronti dei governi tecnici e quindi il Professore, preso atto di
non avere più la fiducia in Parlamento, deve necessariamente dimettersi. Sul
piano politico il nuovo atteggiamento del Pdl nei confronti del governo potrebbe
aprire una nuova fase. Il condizionale è d'obbligo perché al momento è difficile
prevedere a quali conseguenze possa portare, tanto sui destini del governo e
della legislatura, quanto su quello delle alleanze elettorali, la presa di
posizione di uno dei principali azionisti di maggioranza di questo governo;
tuttavia quanto accaduto rimane una novità della quale la Lega Nord non può che
prendere atto con piacere. Se solo il Pdl avesse ascoltato prima i nostri
appelli a mollare il governo Monti, forse si sarebbero risparmiati ai cittadini
tanti inutili sacrifici. E che siano stati inutili non lo dice solo la Lega Nord
ma tutti i dati negativi che fotografano un'economia in profonda crisi. Il
Natale 2012 sarà ricordato come uno dei più poveri dal dopoguerra coi cittadini
che, secondo Confcommercio, spenderanno il 13,2% in meno delle loro tredicesime
per i consumi. Persino l'Imu, il cui gettito secondo le prime stime supererà di
molto quello previsto dal governo, sarà per il fisco una vittoria di Pirro,
perché in contemporanea calano le altre entrate fiscali, come quella derivante
dal gettito dell'Iva, perché nel frattempo l'economia è a pezzi e i consumi sono
crollati. Per non parlare poi dei dati sulla disoccupazione che parlano di una
società, soprattutto quella giovanile, che ha perso ogni speranza. Dinanzi a
tanto sfacelo oggi non è più possibile tergiversare. Il premier deve dimettersi,
certamente perché non ha più la fiducia del Parlamento, ma anche perché ha
fallito sul piano dell'azione di governo, dall'economia al sociale. A chi ha già
lanciato il suo ipocrita 'grido d'allarme' per il rialzo dello spread dovuto ad
una presunta connessione con gli ultimi avvenimenti politici, vorremmo ricordare
che la stessa emergenza portò, dodici mesi or sono, alla destituzione di un
governo democraticamente eletto, salvo però far rimanere lo spread a livelli
elevati anche con il governo Monti.
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