Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, novembre 22, 2011

I PARADOSSI DI UN GOVERNO, DIVIDONO E NON UNISCONO

di Giacomo Stucchi


Un movimento come la Lega Nord, che ha sempre dato voce e speranza ai popoli che non ne possono più di subire il centralismo romano, attraverso gli strumenti della democrazia e del libero dibattito politico e istituzionale, non poteva che stare all’opposizione di un governo tecnico insediatosi a Palazzo Chigi senza avere il voto dei cittadini ma con il piglio di chiederà, e tanto, al popolo senza poi doverne rendere conto. Non poteva andare diversamente, del resto, se si pensa al paradosso che stiamo vivendo: mentre ad un governo legittimato dal voto popolare, qual è stato quello presieduto dal premier Berlusconi, le forze politiche di opposizione e l’informazione schierata con la sinistra, davano addosso ad ogni semplice annuncio di decisioni, forse difficili ma necessarie per affrontare la crisi, a Monti invece, per il quale nessun cittadino ha dato una preferenza nell’urna elettorale, è tutto concesso. Aumento dell’Iva e dell’Ici, patrimoniale, abolizione delle pensioni di anzianità (non già allo scopo di mettere in sicurezza il sistema pensionistico, che anche grazie alla riforma Maroni, è già sicuro, ma per far cassa!), sono infatti solo alcune delle pietanze che i tecnici di Monti, e lui stesso, potrebbero servire molto presto sulla tavola dei cittadini. Niente di personale nei confronti del presidente del Consiglio, e dei suoi ministri, chiamati forse a fare un “lavoro sporco” per conto altrui, ma è innegabile come, al momento, le soluzioni proposte per uscire dalla crisi consistano solo nell’aumento della pressione fiscale. Ma c’è un altro aspetto paradossale di questo governo che va sottolineato. Nato, ufficialmente, per unire le forze politiche e i cittadini in uno sforzo comune per uscire da una situazione difficile, in realtà il governo Monti, a giudicare dalle sue prime mosse, più che unire a noi sembra che stia già contribuendo a dividere il Paese. Divide e non unisce l’approvazione del provvedimento su Roma capitale, perché arriva nei tempi e nei modi sbagliati, ma anche perché segue la soppressione del ministero delle Riforme e le scarne e poco rassicuranti dichiarazioni governative sul destino del federalismo fiscale; divide e non unisce la procedura seguita per la formazione del governo, sostenuto da forze politiche che, come si è visto già durante il voto di fiducia, fanno finta di essere accomunate dall’interesse supremo del Paese ma in realtà litigano per le poltrone, nel più classico stile Prima Repubblica (alla faccia della sobrietà!). Con queste premesse è probabile che le contraddizioni e le incongruenze che hanno portato alla nascita di questo governo verranno a galla molto presto. Un motivo in più per rimanerne all’opposizione ma sempre pronti, vigili e determinati, a fare di tutto per impedire che siano sempre i soliti, cittadini ed imprese del nord, a dover pagare per tutti.