Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, gennaio 27, 2011

CON IL FEDERALISMO PER GUARDARE AL FUTURO

di Giacomo Stucchi


Lo stillicidio di conversazioni telefoniche contenute nelle carte che arrivano dalla Procura di Milano sul caso Ruby autorizza a pensare che non usciremo tanto presto da questa storia. Al di là del fatto che in merito ci possa essere o meno un processo da celebrare, la sensazione è che ci sia una certa “coincidenza” tra gli avvenimenti politici (ieri il Governo ha in pratica ottenuto una seconda fiducia in poco più di un mese) e i faldoni che i pm lombardi continuano a spedire in Parlamento. Il risultato è che mass media e mondo politico, anziché concentrarsi su cose concrete, continuano ad essere distratti dalle cose dette sul premier da quattro o cinque ragazze nelle loro conversazioni telefoniche. Materiale di certo ghiotto per il gossip mediatico ma, al momento, del tutto irrilevante a livello penale. Lungi dal voler emettere qualsiasi preventiva sentenza, sarà la magistratura a farlo, il punto è che questa inchiesta agli occhi dell’opinione pubblica sta davvero diventando un paradosso. Nel senso che più vengono diffuse le intercettazioni, che essendo diverse migliaia potrebbero anche continuare all’infinito, più l’inchiesta giudiziaria perde credibilità. E’ la tempistica, soprattutto, a destare sospetti. Come è avvenuto già dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale, con l’invito a comparire in Procura recapitato al presidente del Consiglio quasi in tempo reale, sino a ieri, quando appunto poco prima o durante il dibattito parlamentare sulla sfiducia al ministro Bondi le carte di Milano erano già arrivate a Montecitorio. Ma c’è di più, e riguarda la politica in senso stretto. L’opposizione di sinistra e non solo, in questa vicenda, aveva l’occasione per dimostrare di essere un po’ più credibile. Come? Semplicemente tacendo sui contenuti dell’inchiesta e non dandosi quella parvenza di moralismo che, oltre a non essergli propria, non è neppure redditizia ai fini elettorali, considerato che l’indice di gradimento del Cavaliere rimane più o meno stabile in quasi tutti i sondaggi. Una circostanza che però, dal punto di vista della Lega Nord, ovvero di un movimento che ha i suoi rappresentanti in Parlamento per fare le riforme e non per occuparsi d’altro, soddisfa sino ad un certo punto. Non saper resistere alla tentazione di mettere nel frullatore della politica proprio tutto: dai presunti scandali alle riforme, ha purtroppo come diretta conseguenza quella di perdere il contatto con le cose concrete da fare, quelle cioè che sono davvero importanti. Sul federalismo fiscale, per esempio, se è vero che l’Udc di Casini ha sempre detto no alla riforma, non si capisce invece perché alcuni esponenti della sinistra, ma soprattutto i finiani, solo oggi si stiano arroccando sulle loro posizioni. Il Governo ha già dato ampia disponibilità al dialogo, con l’Anci ma anche con tutti gli altri interlocutori, e non sarà certo il Carroccio ad impuntarsi su singole questioni. Ma non si può certo pensare che tutto l’impianto dell’intera riforma venga rimesso in discussione. In molti hanno commentato positivamente il discorso del presidente Barack Obama alla nazione americana, soprattutto nel passaggio dove egli esorta il suo popolo “a imparare dagli errori e riconquistare il futuro”. Guardando in casa nostra, e volendo pensare all’unica proposta politica seria che guardi in avanti cercando al contempo di superare gli errori del passato, è proprio la riforma del federalismo fiscale. Non capirlo è una responsabilità della quale in futuro, in qualche modo, bisognerà dare conto.