Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, gennaio 26, 2010

GLI EFFETTI DEL RENDEZ-VOUS BERSANI-DI PIETRO

di Giacomo Stucchi

La conferenza stampa congiunta di Bersani e Di Pietro, che a Montecitorio si sono presentati ai giornalisti per annunciare l’intesa raggiunta “su 11 delle 13 regioni in ballo” ma anche di aver ripristinato la loro alleanza "che ripartirà dagli accordi per le regionali, ma che è destinata a proseguire nel tempo con lo scopo di dar vita a un'alleanza larga su cui costruire un’alternativa al governo delle destre”, potrebbe essere la più immediata deleteria conseguenza alle disfatte del Pd a Bologna e in Puglia. Una reazione del segretario del Pd, forse messa già nel conto, per venire fuori dall’angolo nel quale si era cacciato. Qualunque siano le ragioni che abbiano indotto Bersani ad un così plateale annuncio, il punto è capire se da questa rinnovata intesa tra Pd e Idv possa venire fuori il pericolo di un nuovo diffuso antiberlusconismo nell’opposizione, in generale, e nel Pd in particolare. Difficile dirlo con certezza, anche perché la vicenda di Bologna e il risultato delle primarie in Puglia non hanno un nesso tra loro, ma rischiano di essere ugualmente dirompenti nel futuro del maggior partito d’opposizione. Se è vero, infatti, che l’avversione al premier rimane, almeno da quindici anni a questa parte, l’unico collante in grado di tenere insieme il variegato mondo della sinistra, è altrettanto vero che il voto delle primarie per la scelta del candidato a governatore in Puglia sembra essere più una sconfessione da parte della base alle alchimie di Palazzo dell’attuale classe dirigente del Pd, soprattutto per quanto riguarda alcune scelte a livello locale, che non uno spostamento dell’elettorato di sinistra su posizioni estreme. Tuttavia è impossibile non riconoscere che la vittoria di Vendola (al quale va almeno riconosciuto di avere avuto il coraggio di andare avanti contro la nomenclatura del Pd), e le nuove rivendicazioni di Di Pietro, che dopo le dimissioni di Flavio Delbono già avanza una candidatura dell’Idv alla carica di sindaco di Bologna, effettivamente creano il rischio che alla fine a sinistra possa prevalere l’ala più giustizialista. Ma c’è di più. Paradossalmente, infatti, oggi nel sistema politico i settori più estremi dell’opposizione, quelli che vanno appunto da Sinistra e Libertà all’Italia dei Valori (con i fiancheggiatori di Repubblica), risultano essere i più conservatori. Essi mirano cioè a non cambiare nulla del vecchio sistema. Dalla giustizia all’assetto istituzionale più in generale, tutto deve rimanere com’è per garantire ai vecchi boiardi di Stato, e alle logiche spartitorie da Prima Repubblica, di continuare ad esistere tali e quali. Sotto l’ombrello del pericolo di una presunta dittatura berlusconiana, che è poi la più grossa balla del secolo, nel più classico stile comunista, che consiste tra l’altro nel ripetere all’infinito una menzogna sino a quando questa non venga percepita dall’opinione pubblica come una verità, è possibile che ad approfittare del caos, oggi regnante sovrano nel Pd, siano proprio coloro che non vogliono alcun cambiamento, per mantenere vecchi privilegi e sistemi di potere. Per costoro il governo di centrodestra, e il suo programma di riforme, costituiscono infatti il peggior nemico possibile, da combattere sino in fondo.