Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, gennaio 21, 2010

IL PD ABBANDONI L'ANTIBERLUSCONISMO DI MANIERA

di Giacomo Stucchi

“La destra ha fatto la scelta peggiore che poteva fare, che farà restare senza giustizia migliaia di persone. Noi combatteremo con molta forza alla Camera e forse in questo passaggio potranno risultare più chiari gli effetti di questo provvedimento e potrà essere fatta qualche valutazione in più anche dalla maggioranza”. Queste le parole del segretario del Pd Bersani all’indomani della protesta inscenata dalle opposizioni al Senato in occasione dell’approvazione del disegno di legge sul “processo breve”, che in realtà sarebbe meglio definire “per un processo in tempi giusti”. Un commento, espresso tra l’altro nel giorno del dibattito alla Camera sulla relazione del ministro della Giustizia Alfano sull’amministrazione della giustizia, che la dice lunga sul tipo di approccio che il Pd ha deciso di avere in Parlamento sul tema della riforma della giustizia. La sensazione è che il maggior partito di opposizione, anche su questo, sia diviso tra chi non vorrebbe sprecare l’occasione di riformare davvero il sistema giustizia, e chi invece è fortemente tentato a non far nulla, limitandosi a cavalcare il solito antiberlusconismo di maniera. Il Ddl sul processo breve, per esempio, deve ancora debuttare alla Camera e solo dopo l’approvazione a Montecitorio sarà sottoposto all’attenzione del presidente della Repubblica per la promulgazione. Eppure nell’opposizione c’è chi continua ad invocare Napolitano affinché faccia delle esternazioni sul provvedimento, che sarebbero non solo inopportune ma anche contrarie alla Costituzione. Il fatto è che, a sinistra, la Carta viene sempre interpretata in modo che ruoli e funzioni dei massimi organi istituzionali vengono sempre tirati in ballo quando e come fa comodo. Nel caso in questione un giudizio del presidente della Repubblica su una legge che deve essere ancora votata da un ramo del Parlamento sarebbe infatti un’aberrazione costituzionale, ma confidiamo in Napolitano, e nel suo equilibrio istituzionale, affinché le regole vengano rispettate sino in fondo. Sarebbe positivo inoltre, in primis per i cittadini, che l’avvicendarsi della scadenza elettorale del prossimo mese di marzo (con tutti i temi sul tappeto che essa comporta), ma anche le pressioni esercitate da una parte della magistratura, non si traducessero nell’ennesima occasione di scontro e non influissero su quello che invece dovrebbe essere un sereno e franco dibattito sul grande tema della riforma del sistema giudiziario. Il dialogo politico, infatti, se finalizzato all’adozione di decisioni concrete a favore di tutti i cittadini, non dovrebbe mai cessare. C’è però il concreto rischio che il Pd, alla disperata ricerca di consensi elettorali, nelle prossime settimane acuisca lo scontro politico pur di impedire ulteriori “sfondamenti” nell’elettorato di sinistra da parte dell'Idv di Di Pietro, che basa tutta la sua politica sull’antiberlusconismo. Sul piano politico e istituzionale tale atteggiamento, oltre a far perdere tempo prezioso, rischia di far passare in secondo piano il tema principale di tutta la legislatura, che è quello delle riforme. Quando il Pd attacca a testa bassa il premier e il governo, perdendo di vista le priorità delle cose da fare, relega il proprio ruolo nell’inutilità di un’opposizione fine a se stessa, che ha solo lo scopo di inseguire l'ex pm sul terreno da lui preferito del giustizialismo.