Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, aprile 24, 2008

L’opposizione bicefala

di Giacomo Stucchi

Per fortuna che la maggioranza dei cittadini non ha creduto al “grande processo riformatore”, annunciato dal candidato premier del Partito democratico Walter Veltroni. Perché uno dei punti di quel programma, se volete simbolico ma pur sempre significativo, che consisteva nella costituzione di unico gruppo parlamentare insieme all’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, è stato già smentito dai fatti. Il gruppo unico tra i due alleati del centrosinistra alle elezioni politiche del 13 aprile, non si farà ed è stato proprio il ministro uscente delle Infrastrutture, in un’intervista all’Espresso, a spiegare che “'in prospettiva si deve arrivare ad un'unica realtà politica, un solo partito riformista di cui noi vogliamo essere i costruttori insieme al Pd. E che sia il punto di arrivo del processo cominciato con le elezioni. Quello che non condivido è che il punto di arrivo, la casa comune, sia il punto di partenza. Ha il sapore dell'annessione – ha aggiunto - con una formazione che fagocita l'altra perché è più grande”. Insomma, tradotte per i comuni cittadini, le parole di Di Pietro significano che di gruppo unico non se ne parla. Al massimo si prevede uno speaker unico, che però non verrà deciso all’inizio della legislatura, ma potrà cambiare “di volta in volta e sulle questioni più importanti”, come ha spiegato il capogruppo uscente dell’Italia dei Valori (che potrebbe essere riconfermato) a Montecitorio Massimo Donadi. “Abbiamo ritenuto – ha aggiunto Donadi - che in questa fase rispetto ad un lavoro di opposizione che dovrà essere incisivo e puntuale, può essere meglio l'articolazione in due gruppi separati”. Siamo alle solite: i pastrocchi ai quali, nostro malgrado, ci hanno abituati quelli del centrosinistra, e che già nella legislatura appena conclusa avevano visto Di Pietro destreggiarsi abilmente nel duplice ruolo di ministro del Governo Prodi ma anche di ferreo oppositore dello stesso, vengono puntualmente riproposti. Nel 2006, dopo appena qualche mese di Governo Prodi, avevamo definito l’ex pm di Mani Pulite il ministro bicefalo, per quel suo vezzo di dichiarasi contemporaneamente dentro e fuori la maggioranza. Ebbene, tutto lascia prevedere che, dopo la disastrosa esperienza a Palazzo Chigi, nei prossimi mesi vedremo all’opera in Parlamento un’opposizione bicefala. E dire che il gruppo unico era stato un cavallo di battaglia nei comizi dell’ex sindaco di Roma, che aveva giustificato l’esclusione dei socialisti dal sistema delle alleanze del partito, e accordato il solo diritto di tribuna ai radicali, proprio in virtù di questo traguardo. Questo progetto, annunciato con squilli di tromba in tutte le piazze d’Italia, è adesso diventato carta straccia. Non si tratta, però di una novità. Per il centrosinistra, infatti, fare dietro front, e rimangiarsi gli impegni presi, è ormai un’abitudine. E’ successo così, del resto, anche subito dopo il voto del 2006, quando del programma elettorale dell’Unione (costituito dalle famigerate trecento pagine, che forse nessuno dei tanti leader del centrosinistra aveva mai letto per intero) non se ne ricordava più nessuno.