Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, luglio 06, 2006

LA MEMORIA CORTA DELLA SINISTRA

di Giacomo Stucchi

La solidarietà al ministro dell’Università e della Ricerca Fabio Mussi per i “brutti cinque minuti” passati l’altro giorno, a seguito di un tentativo di aggressione da parte di alcuni manifestanti, è scontata. Detto questo però il punto è un altro. Ai giornalisti infatti il ministro, oltre a raccontare la dinamica dello spiacevole episodio, ha anche dichiarato che “la destra ci ha messo il suo carico. Ho apprezzato – ha aggiunto l’esponente del governo - la solidarietà in aula, però non bisognerebbe mai soffiare sul fuoco”. Giusto, sottoscrivo. Ma il ministro Mussi ha fatto, anche per un attimo, mente locale agli ultimi cinque anni di governo Berlusconi e al ruolo della opposizione di sinistra? Io credo di no. Perché se lo avesse fatto si sarebbe ricordato delle innumerevoli occasioni nelle quali la sinistra ha fomentato, aizzato, direi quasi osannato al vilipendio la maggior parte delle volte, alla violenza in qualche caso, nei confronti del presidente del Consiglio e del governo della Cdl. Pur volendo tralasciare episodi estremi, quali “10-100-100 Nassiriya”, non si possono dimenticare le centinaia di scioperi, le migliaia di manifestazioni di piazza e, soprattutto in campagna elettorale, le sistematiche contestazioni al premier ad opera di gruppi di facinorosi, non so quanto autonomi rispetto a una certa parte politica. Ecco perché adesso è quanto meno fuori luogo accusare la destra di averci messo “il carico” con le sue dichiarazioni e di aver creato un clima da scontro sociale. Almeno per un paio di ragioni. In primo luogo, perché chi ha fatto eleggere in Parlamento contestatori di professione, con carichi penali sulle spalle, è il partito che ha poi espresso il presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti, e cioè Rifondazione Comunista; in secondo luogo, perché non occorre che la destra fomenti alcunché dal momento che l’Unione è in grado di farsi male da sola e, cosa assai più grave, di farlo al Paese. Per cinque anni infatti hanno rimproverato al centrodestra di non “concertare” le riforme né con la forze politiche di opposizione né con le controparti interessate; adesso che la sinistra è al governo, come niente fosse, con un semplice decreto Prodi e compagni rivoluzionano le regole per tassisti, farmacie, avvocati, notai. Che fine ha fatto la tanto decantata concertazione sociale, se la sono già dimenticata? E perché il ministro per lo Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, che nei giorni scorsi aveva ripetuto più volte che "sulle regole non si può trattare", solo dopo le proteste dei tassisti ha proposto un tavolo di confronto? Stesso discorso vale anche per gli avvocati. Quando c’era Berlusconi a Palazzo Chigi, i magistrati hanno reso la vita difficile al governo sol perché un ministro, Roberto Castelli, ha “osato” cambiare alcune regole che riguardano una categoria che è stipendiata dallo Stato. Il governo quindi non solo è legittimato ma è quasi obbligato a cambiare se le cose non vanno per i cittadini. E che la giustizia non vada bene, credo nessuno ha l’ardire di contestarlo. Ebbene, nel caso degli avvocati il discorso è diverso. Si tratta di liberi professionisti che vivono del loro lavoro e non di stipendi statali. Non saprei dire se obbligarli a non riconoscersi una tariffa minima alle loro prestazioni alla fine costituisca un concreto vantaggio per i cittadini, so di certo però che è uno svantaggio per gli avvocati. Idem per i farmacisti. Può darsi sia anche giusto introdurre alcune novità nel settore, come la vendita dei medicinali che non richiedono prescrizione medica anche nei supermercati, ma perché decidere di farlo a tradimento degli interessati, senza neppure tentare una consultazione preventiva con la categoria. Il ministro Bersani, promotore di queste liberalizzazioni annunciate con squilli di tromba sui mass-media che fiancheggiano l’Unione, avrebbe fatto meglio a prendere un po’ più di tempo per consultare prima le categorie e solo dopo annunciare i cambiamenti. Ma la verità è che il governo Prodi non vuole, o probabilmente non ha, il tempo necessario ad avviare alcun tipo di concertazione seria perché il terreno sta sfuggendo sotto i piedi del premier. Se da un lato Prodi sa di non avere una solida e consistente maggioranza parlamentare ad aiutarlo, dall’altro lato la sinistra sa anche di non avere nessuna prova d’appello nel caso di un fallimento della sua esperienza di governo, una circostanza che i fatti stanno gia implacabilmente dimostrando.