GOVERNO E PD ALL'ULTIMA SPIAGGIA
di Giacomo Stucchi
È davvero singolare come l'ex presidente del Consiglio
Matteo Renzi, per rispondere agli attacchi che gli
arrivano da dentro e fuori il Pd, di chi lo vede come un leader “divisivo”,
condannato, per dirla con le parole di Cesare Damiano,
“a una posizione di terzo in classifica”, se la prenda con le opposizioni. Che
il segretario del Pd non abbia nessuna intenzione di fare passi indietro, ma
anzi di andare comunque avanti, è un fatto che però attiene solo ed
esclusivamente al Pd. La maggioranza dei cittadini, infatti, ha già da tempo
capito che l’esperienza dell'ex premier al governo è stata fallimentare; e
difficilmente, quindi, lo metterà nelle condizioni di tornare a Palazzo Chigi.
Quando però si fanno riferimenti al passato, come ha fatto Renzi
ricordando il 2011 e lo spread a 500 punti, occorrerebbe un po' di
onestà intellettuale. Allora, infatti, non esisteva ancora la politica di
espansione varata dalla Bce. Per rendere l'idea sulle dimensioni che tale
politica avrebbe poi assunto, basti pensare che nel gennaio 2015 il Governatore
Draghi annunciò che la Banca da lui presieduta avrebbe
acquistato titoli di debito pubblici e privati al ritmo di 60 miliardi di euro
al mese. Eppure, nonostante l'ombrello europeo, il duo
Renzi-Gentiloni è riuscito “nell’impresa” di far
rimanere la nostra economia fanalino di coda in Europa. L'ex presidente del
Consiglio, allora, spieghi come mai le sue riforme non hanno prodotto una
crescita strutturale dell’economia? La verità è che gli anni di
governo di Renzi non hanno cambiato in meglio il
Paese, come promesso; e delle cose iniziate, e portate avanti da quello
fotocopia di Gentiloni, non una ha funzionato
davvero. Dal disastro della buona scuola, grazie alla quale ancora oggi
migliaia di cattedre (soprattutto al Nord) sono vacanti, alla politica
fallimentare dei bonus, dal Jobs Act, che ha creato solo lavoro occasionale
senza tutele, ai flussi migratori fuori controllo che hanno permesso l’ingresso
indiscriminato nel nostro Paese di centinaia di migliaia di clandestini, non c'è
un solo fronte sul quale vantare risultati degni di nota. A meno che non si
consideri tale la ritrovata intesa con Alfano in
occasione delle elezioni Regionali siciliane, una mossa disperata che sa tanto
di ultima spiaggia e che non farà di certo vincere il Pd. Non a caso, infatti,
Renzi ha già definito il voto nell'isola un fatto
locale.
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