LA PAROLA AL POPOLO
di Giacomo Stucchi
Fra tutte le questioni sul tappeto quella che appassiona meno i
cittadini è di certo il dibattito sulla legge elettorale. Argomento fumoso e
stucchevole, ostico ai più e che appare meno prioritario rispetto a molti altri
problemi. Come lo sono il tasso di disoccupazione da record, l’economia in
stallo, e molto distante dalle performance degli altri Paesi europei, come
certificato anche dall’Istat nelle 'Prospettive per l'economia italiana nel
2017', la sicurezza pubblica, messa a dura prova dal terrorismo internazionale.
In una democrazia compiuta, tuttavia, il sistema di voto fa parte di quelle
regole del gioco che servono a tenere in piedi un sistema. Per questo la Lega
Nord, che celebrato il suo congresso procede unita, ha sempre dato la propria
disponibilità ad approvare qualsiasi legge elettorale per mettere, finalmente,
il Paese nelle condizioni di andare a votare. Le elezioni, infatti, sono l’unico
modo per avere un governo legittimato dal popolo. Sembra un’affermazione
scontata ma non lo è se si pensa alla storia recente che ha visto governi
tecnici, come quello Monti, assurgere al ruolo di
“salvatori della patria” e con questa scusa approvare imposte e riforme che
hanno poi depresso l’economia.
Giova ricordare, però, che il caos di oggi è stato determinato
dall’imperizia di Matteo Renzi che ha messo il carro
davanti ai buoi facendo approvare al Parlamento con i voti di fiducia una legge
elettorale prima ancora che la riforma del sistema costituzionale, per il quale
l’Italicum era stato concepito, venisse confermata dal voto referendario. Come
al solito, poi, l’ex premier gioca sull’equivoco sostenendo che l’attuale
situazione di stallo è da attribuire al risultato del referendum del
4 dicembre, ma in realtà non è così perché la “legge
elettorale più bella del mondo “, come la definì il segretario del Pd a suo
tempo, è stata in parte bocciata dalla Consulta. Se adesso c’è una palude,
quindi, è Renzi che ha contribuito a determinarla.
Dopo il referendum, poi, il Paese ha dovuto aspettare per altri cinque mesi i
comodi del Pd, impegnato nella lunga procedura congressuale. Ecco perché
sentire adesso i renziani sollecitare le altre forze politiche a fare presto
sulla legge elettorale suona davvero come una beffa; e tuttavia non ci tiriamo
certo indietro rispetto al confronto politico, alla luce del sole,
senza alcuna contropartita ma solo nell'interesse dei cittadini. I pretesti per
riedizioni di vecchie forme di inciuci, che non hanno portato alcun beneficio al
Paese, li lasciamo agli
altri.
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