Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, settembre 17, 2013

LE SORTI DEL GOVERNO

di Giacomo Stucchi

Ancora incertezza sulle sorti del governo e, forse, della legislatura. Alla vigilia del voto in Giunta al Senato si susseguono sia le schermaglie sulle procedure da seguire, sia le tante dichiarazioni di vari esponenti di Pd e Pdl aventi il solito scopo di addossare all’alleato-avversario la responsabilità di un'eventuale crisi di governo. Sin qui i fatti. Difficile dire, però, dove finisce la strategia e comincia invece il vero destino di questo governo. A questo punto in molti vedono nel prossimo voto in Giunta sulla decadenza dell’ex premier lo spartiacque di questa legislatura. Può darsi, ma non bisogna dimenticare il fatto che questa fase è ancora interlocutoria. Solo uno, insomma, dei tanti passaggi previsti nel lungo iter che porta alla decadenza di un parlamentare. Un percorso, rispetto al quale, una parte del Pd vorrebbe dare una forte accelerata ma che tuttavia potrebbe ancora riservare qualche sorpresa. Al momento, però, le evoluzioni che potrebbero prendere gli eventi, sia che si vada verso la crisi, sia che il governo rimanga a galla, sono davvero avvolti nella nebbia. E’ probabile che, oggi più che in passato, tale equilibrio precario sia quanto mai avvertito dal premier che difatti non ha tergiversato ad inviare segnali di insofferenza non solo, e non tanto, al Pdl quanto ad alcuni specifici settori del suo partito. Un po’ di coerenza vorrebbe però che il presidente del Consiglio, preso atto dell’impossibilità di andare avanti, vada dal Capo dello Stato e rassegni le sue dimissioni. O forse Letta aspetta che la sua riottosa maggioranza trovi d’un tratto la serenità e la capacità di andare avanti? La verità è che ad intralciare la strada al governo ci sono dei carnefici, i renziani e i falchi del Pdl, che non vedono l’ora di mettere in pratica i loro piani per affossarlo. Ma ci sono anche tanti“responsabili”, che in caso di elezioni non saprebbero a quale santo votarsi per rimanere al loro posto, ben disposti a far galleggiare l’esecutivo ancora per molto tempo.