SIA IL POPOLO A DIRE LA SUA
di Giacomo Stucchi
Forse ci apprestiamo a vivere non solo la crisi di governo ma anche un mesto epilogo della XVII legislatura e di un’esperienza politica che ha prodotto solo frutti amari per i cittadini. Per la verità a credere davvero nelle larghe intese, nonostante le dichiarazioni ufficiali che hanno accompagnato il loro cammino, sono sempre stati in pochi e quelli che ci hanno creduto sembrano oggi desaparecidos. Al di là di come andranno le cose è però un fatto che la maggioranza parlamentare, costituita dagli estremi politici, non ha portato a nessun provvedimento degno di nota. I decreti approvati dal governo Letta, soprattutto quelli sull’Imu, lasciano sul campo conseguenze disastrose per i cittadini, la cui portata già nelle prossime settimane sarà palese a tutti, e per i Comuni lasciati in braghe di tela e senza nessuna certezza delle loro risorse. Si tratta di un'eredità politica difficile da gestire, a maggior ragione per un eventuale Letta-bis che non potrebbe che reggersi su una maggioranza composita, come del resto lo è stata sino ad oggi, ma anche scomposta. Nel senso che ad appoggiare un simile governo sarebbero transfughi di vari partiti che agirebbero senza nessun preciso obiettivo, se non quello di salvare la cadrega per i prossimi mesi o anni a venire. Insomma, più che un esecutivo di salute pubblica, come presumiamo verrebbe eventualmente presentato, si tratterebbe di un governo di salvezza privata e si tratterebbe del peggiore scenario possibile perché continueremmo a vivere nell’immobilismo. Ecco perché un rapido ritorno alle urne sarebbe di gran lunga preferibile ad una lenta agonia della legislatura. In democrazia il popolo ha sempre ragione e, probabilmente, allo scontro che sta caratterizzando le ‘larghe intese’, ma anche alla loro inconcludenza sul piano dell’azione di governo, non crediamo di essere tanto lontani dalla realtà se diciamo che la gran parte dei cittadini preferirebbe dire la sua.
Forse ci apprestiamo a vivere non solo la crisi di governo ma anche un mesto epilogo della XVII legislatura e di un’esperienza politica che ha prodotto solo frutti amari per i cittadini. Per la verità a credere davvero nelle larghe intese, nonostante le dichiarazioni ufficiali che hanno accompagnato il loro cammino, sono sempre stati in pochi e quelli che ci hanno creduto sembrano oggi desaparecidos. Al di là di come andranno le cose è però un fatto che la maggioranza parlamentare, costituita dagli estremi politici, non ha portato a nessun provvedimento degno di nota. I decreti approvati dal governo Letta, soprattutto quelli sull’Imu, lasciano sul campo conseguenze disastrose per i cittadini, la cui portata già nelle prossime settimane sarà palese a tutti, e per i Comuni lasciati in braghe di tela e senza nessuna certezza delle loro risorse. Si tratta di un'eredità politica difficile da gestire, a maggior ragione per un eventuale Letta-bis che non potrebbe che reggersi su una maggioranza composita, come del resto lo è stata sino ad oggi, ma anche scomposta. Nel senso che ad appoggiare un simile governo sarebbero transfughi di vari partiti che agirebbero senza nessun preciso obiettivo, se non quello di salvare la cadrega per i prossimi mesi o anni a venire. Insomma, più che un esecutivo di salute pubblica, come presumiamo verrebbe eventualmente presentato, si tratterebbe di un governo di salvezza privata e si tratterebbe del peggiore scenario possibile perché continueremmo a vivere nell’immobilismo. Ecco perché un rapido ritorno alle urne sarebbe di gran lunga preferibile ad una lenta agonia della legislatura. In democrazia il popolo ha sempre ragione e, probabilmente, allo scontro che sta caratterizzando le ‘larghe intese’, ma anche alla loro inconcludenza sul piano dell’azione di governo, non crediamo di essere tanto lontani dalla realtà se diciamo che la gran parte dei cittadini preferirebbe dire la sua.
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