DA MONTI E BERSANI FESTIVAL DELL'IPOCRISIA
di Giacomo Stucchi
E' un festival dell'ipocrisia quello che il duo
Monti-Bersani hanno messo in scena da tempo per prendere in giro gli elettori.
Prima fingendo di essere antagonisti, quando invece si sono perfettamente
trovati nei tredici mesi trascorsi insieme a Palazzo Chigi, e poi dichiarandosi
entrambi contro il voto disgiunto e inciuci vari, mentre in realtà avevano già
da tempo posto in essere sia l'accordo per il governo centrale, sia quello per
buttare alle ortiche Albertini per tentare di sbarrare la strada all'avanzata di
Roberto Maroni in Lombardia. La campagna d'inverno dei due compari di governo
prevedeva quindi una facile avanzata elettorale che avrebbe dovuto svolgersi
secondo un schema molto semplice che vedeva, in sostanza, la sinistra campare
della rendita acquisita con il successo (mediaticamente drogato) delle primarie,
e il Professore invece impegnato nella continuazione del suo fumoso lavoro.
Monti, infatti, dopo essere stato messo a Palazzo Chigi con il solo obiettivo di
salvare le banche coi soldi dei contribuenti, con l'avallo del Pd che in tale
strategia ha fortemente spinto per attuare la politica di inasprimento fiscale a
danno soprattutto del ceto medio, aveva un altro lavoro torvo da compiere ed era
quello di svuotare quanto più possibile l'elettorato del centrodestra per
portarlo in dote al Pd, in vista di una nuova alleanza di governo. Un'operazione
studiata a tavolino che però, come spesso accade alla sinistra, non ha messo nel
conto né i limiti storici della stessa sinistra, né la capacità di ripresa del
centrodestra. I limiti sono quelli già visti altre volte in passato e
rappresentati dall'ennesimo cartello elettorale (che questa volta spazia da
Vendola a Fini e Casini, con l'appoggio per il momento esterno di Ingroia) che,
ancorché riuscisse a vincere le elezioni, avrebbe poi un'aspettativa di successo
al governo prossima alla zero. Ma è con la riconquista dell'elettorato da parte
del centrodestra, e soprattutto con l'avanzata in Lombardia di Maroni e delle
sue proposte concrete a favore dei cittadini lombardi, che i soci Bersani-Monti
vedono allontanarsi sempre più il loro progetto di prendere in un solo colpo il
governo centrale e quello lombardo.
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